I sistemi di potere chiusi producono abusi. Anche nella Chiesa. La riflessione del teologo pastorale Rainer Bucher

Lo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa rivela, innanzitutto, “mancanza di empatia verso la sofferenza delle vittime”. Lo ha affermato il teologo pastorale Rainer Bucher nel suo discorso di commiato dalla docenza all’Università di Graz, lo scorso venerdì 1° luglio.

Nell’attuale situazione di crisi generalizzata, che riguarda società e Chiesa in modo pesante, la teologia accademica, secondo Bucher, deve farsi delle domande. In particolare: qual è il suo ruolo oggi? Come può continuare a essere una presenza significativa, a essere “radicalmente presente”?

Il mondo, dice il teologo, è alle soglie di qualcosa di sconosciuto. E di pericoloso. Per questo è necessaria una teologia che si ponga con la realtà in una “solidarietà radicale”, in una “presenza radicale”. E non è più tempo per una teologia “che fa la brava”. Insomma: la teologia pastorale, per essere all’altezza del suo compito, oggi, deve dare fastidio, non essere semplicemente accondiscendente e organica al sistema, ma rivelarne i lati oscuri.

Invece la teologia è ancora, per molti versi, inibita e tenuta al guinzaglio. Da un lato perché “il magistero della Chiesa ci incalza con discorsi appartenenti al passato e l’università ci costringe a una competizione sul piano quantitativo e al marketing autopromozionale”, dall’altro perché ci sono ancora degli “oscuramenti” ecclesiastici, come ad esempio il tentativo di “aggrapparsi ai marcatori dell’identità cattolica”, invece di osare progetti nuovi, coraggiosi per il futuro. Invece di essere, si direbbe, Chiesa in uscita.

Il declino inesorabile di un certo approccio teologico ed ecclesiologico, dice Bucher, è il prerequisito perché la Chiesa e la fede abbiano un futuro.

Tra gli “oscuramenti” citati dal pastoralista la “mancanza di empatia verso la sofferenza delle vittime” rivelata dallo scandalo degli abusi. Che non si tratti di un fenomeno ristretto alla sfera sessuale, ma che si debba parlare piuttosto di abusi di potere tout court, è cosa ben nota nella Chiesa austriaca. E questa mancanza di empatia è piuttosto il cinismo di chi gioca con le persone perché ha il potere di farlo.

Il cardinale Christoph Schönborn, in un intervento all’Università di Vienna, aveva sottolineato un paio d’anni fa come quella degli abusi fosse stata una “realtà massiccia” nella Chiesa. Favorita in tempi passati dal fatto che le istituzioni ecclesiastiche rappresentassero un “sistema chiuso”.

Quanto più chiuso e compatto è il sistema, tanto più frequenti sono gli abusi, non solo gli abusi sessuali, ma gli abusi di potere in genere (e l’abuso “spirituale” che ne è a fondamento). Ciò deriva dalla convinzione, da parte di chi nel sistema ricopre ruoli di potere (a vario titolo e a vario livello), di non dover rispondere a regole oggettive, al diritto e ai diritti, ma solo o principalmente a un sistema fatto di fedeltà e appartenenze. In esso si attiva la dinamica escludente che traccia un confine ben marcato tra “dentro e fuori”. Quelli dentro sono i buoni e possono compiere qualsiasi atto, quelli fuori sono cattivi a prescindere. È un sistema che si regge sulla paura di rimanere tagliati fuori. Di non aver parte al sistema stesso. E gioca con le persone, nascondendosi dietro parole come “partecipazione” e “sinodalità”.

Schönborn, nel suo intervento, portava l’esempio dello scandalo degli abusi che aveva coinvolto un suo predecessore arcivescovo di Vienna, il cardinale Hans Hermann Groer. “Il cerchio intorno a lui, quelli erano proprio i ‘buoni cattolici’, gli altri invece sono stati emarginati”.

La mancanza di empatia verso la sofferenza delle vittime di abusi sessuali, individuata da Rainer Bucher nei comportamenti delle autorità ecclesiastiche, non è dunque un dato limitato a quel fenomeno, che è solo una fattispecie di un abuso di potere che si fonda sull’esercizio della violenza e che ne produce a sua volta.

Come antidoto all’involuzione presente, Bucher indica “la possibilità di un radicale nuovo inizio postulata da Gesù”. Gli abusi (di potere) caratterizzano quella Chiesa – ormai destinata al tramonto – che guarda(va) a se stessa come a un sistema di potere. L’opposto della Chiesa “povera per i poveri” (povera perché al servizio della persona e non della propria autoconservazione) o dell’“ospedale da campo” proposti da papa Francesco. Frutti della gioia del Vangelo.

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