"Non giudicate! E non sarete giudicati". E' una costatazione: ancor prima che un comando/proibizione. Una protezione di Dio che ricorda quella su Caino. "Ma il Signore disse: Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte. Il Signore impose a Caino un segno , perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato" (Gen.4,15).
"Chi sono io per poter giudicare?" è l'unica parola che la creatura ed il credente possono pronunciare, a qualsiasi livello di responsabilità si trovino. Come eco del "Chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?" di Giacomo (4,12).
Sono chiamato a giudicare i valori: questi sì. A scoprire il più possibile cosa sia bene e cosa sia male. E persino, sulla persona, a valutare la competenza e l'affidabilità in ogni sua proposta commerciale, culturale, sociale, politica, educativa, affettiva, sportiva che sia.
– Posso andare più dentro? Entrare nella coscienza? Non mi compete. Non sono attrezzato. Sarei un abusivo. Entrerei nell'insondabile e nel pieno mistero. Papa Giovanni, più semplicemente, invitava a distinguere "il peccato dal peccatore".
– Come insegnante giudico umilmente il profitto, le possibilità, limiti e condizionamenti dello studente. Come giudice emetto onesta sentenza in base a dati oggettivi probanti o attenuanti relativi all'incriminato. Però sempre mi fermo sulla soglia del suo ,sia pur profanato, santuario interiore. Posso vedere il "cosa", un poco il "come". Mai il "perché" del suo agire distruttivo.
– Posso rendermi conto che l’amore tra omosessuali incontra particolari difficoltà e che l’amore tra eterosessuali talvolta favorisce la tentazione di violenza. Non ho dubbi che l’Isis, al di là delle nostre responsabilità occidentali, sia una follia straordinariamente antiumana e antislamica, che la finanza selvaggia provochi la rovina ecologica, che i migranti siano vittime, che i responsabili di tutto ciò siano da impedire ma rimane dentro di me il mistero di come il mafioso, lo scafista, il venditore di organi umani, il corrotto di ogni bandiera, il colonizzatore economico, lo schiavista del sesso, il calunniatore, il competitore sleale o anche solo il mio vicino molesto siano stati condizionati dalla loro storia, ambiente, DNA, ecc. A questo punto, con S. Francesco, il mio giudizio si ferma: non posso vantare come meriti personali i doni ricevuti e neppure stabilire i confini tra condizionamenti e responsabilità, neppure miei, tanto meno degli altri.
– Paradossalmente maggiore è lo schifo che provo verso qualcuno, la miseria e la distruttività che percepisco in lui, maggiormente sono chiamato alla commiserazione, alla compassione , al lutto e, se possibile, al soccorso. La pecora sperduta per sua imprudenza, presunzione,golosità è quella che intenerisce di più il cuore del Pastore, gli fa percorrere sentieri, sobbarcarsi il peso, benché privo di garanzie che non si perda subito dopo, scappando attraverso un buco del recinto al quale è stata ricondotta… La misericordia ha orrore del vuoto e lo riempie senza… pietà! Il giudizio invece invade la coscienza del giudicante e la chiude ad ogni comprensione.Non giudicarli e sarai amato.Farai rivivere in te l'antico detto popolare:"Caro a Dio e agli uomini". Il giudizio, al contrario, mi paralizza e paralizza il giudicato. Uccide lui e uccide qualcosa in me, quella parte di me che dovrebbe essere in relazione con il fratello giudicato.
– E non si tratta solamente del giudizio contro gli altri. Vale anche per se stessi. “Non giudicarti e non sarai giudicato”. Ammetti pure il tuo peccato, disapprovalo, correggiti ma non condannarti. Se sei contro di te chi sarà con te? Dio solo. Ma da solo non può nulla più che assediarti di speranza ed attendere la tua resa al suo amore.. Comprenditi e cambierai. Condannati e ti irrigidirai nel tuo fallimento. Il giudizio paralizza. Giudicati e giudicherai. Non giudicarti e non giudicherai. Se sei innervosito con te stesso e non hai perdonato qualche tuo aspetto negativo sarai innervosito e negativo con gli altri quando lo riscontrerai in loro. “Mentre giudichi gli altri condanni te stesso” dice Paolo (Rm.2,1) Non giudicarti :vuol dire che ti vuoi bene come Sua creatura, che hai compassione dei tuoi limiti. “Allora Gesù,alzatosi, le disse: “Donna,dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose:”Nessuno, Signore”. E Gesù le disse:” Neppure io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv. 8,10-11). Anche Lui rimane volentieri disarmato. Sarai come Dio: dives in misericordia? Perciò non potrai essere giudicato. E non sarai giudicato come premio di un affettuoso dovere compiuto.
Giudicare viene dal latino "Jus dicere". Dire il giusto. Dire secondo il diritto. E' una parola alta. Quando ha per oggetto la coscienza spetta al Signore, l'unico justus judex, dire la parola giusta. E neppure Lui la dice oggi. "Dio ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra" (At.17,31). Intanto è impegnato, con tutto se stesso, per la conversione del peccatore! A salvare, non a condannare.
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