Gn9,8-15;
Sal 24;
1Pt 3,18-22;
Mc1,12-15;
«Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua» così Papa Francesco si esprime nei primi paragrafi dell’Evangelii Gaudium utilizzando una diffusa accezione della Quaresima come tempo triste, lungo e impegnativo. È forse un pensiero che ci appartiene? All’inizio di questo nostro pellegrinaggio quaresimale quali sentimenti abbiamo? Si avverte l’urgenza di ridare genuinità alla Quaresima e di riorientarla. Spesso, infatti, si ha l’impressione di essere noi al centro di questi 40 giorni con le nostre varie pratiche penitenziali, dimenticando che al centro c’è Cristo con la sua morte e risurrezione. È la Pasqua di Gesù che illumina la Quaresima e non viceversa. Infatti, quale valore possono avere i nostri impegni quaresimali se non ci aiutano a tradurre nella nostra vita la morte e la risurrezione di Gesù Cristo? Questi quaranta giorni, simbolo della nostra vita, dovrebbero aiutarci ad assomigliare maggiormente a Lui e a imparare ad essere figli del Padre. Sì, qualsiasi penitenza quaresimale ha un unico scopo: fare spazio e lasciarsi fare dall’amore folle di Gesù Cristo per ciascuno di noi. Giorno dopo giorno lasciarsi trasformare dalla potenza del «vangelo di Dio». La straordinaria ricchezza del cammino quaresimale scaturisce dal fatto che siamo chiamati a guardare al cuore della nostra fede cristiana nella profondità di noi stessi: chi sono io? Chi è Dio per me? Siamo chiamati ad imparare ad accogliere la «grazia a caro prezzo».
Il ciclo liturgico dell’anno B ci aiuta in questo mostrandoci da una parte il tema della storia della salvezza (I e II lettura) e dall’altra il significato per noi del mistero pasquale (Vangelo). È come se di domenica in domenica fossimo invitati a vivere gli esercizi spirituali nella vita di ogni giorno mettendo al centro Gesù Cristo con la sua Parola che ci sprona ad uscire da noi stessi verso gli altri. A noi cogliere la sfida con gioia e con coraggio. Con grande sapienza, ogni anno, il racconto della tentazione di Gesù nel deserto apre il pellegrinaggio quaresimale. Diversamente dagli altri anni, la liturgia dell’anno B amplia il nostro sguardo con il racconto dell’inizio del ministero di Gesù caratterizzato dall’arresto di Giovanni e dalla proclamazione della lieta notizia del Regno. La consegna di Giovanni diventa profezia del destino di Gesù e dei suoi discepoli. Nel contesto della persecuzione avviene l’annuncio del Regno e la proclamazione del Vangelo. Non è lasciato alcun spazio all’illusione: accogliere la sovranità del Signore ed ascoltare in profondità il Vangelo cambia la vita perché richiede il dono della vita. Questa la conversione autentica. Ora, in Gesù, l’alleanza rinnovata da Dio con Noè (prima lettura) trova pieno compimento. È Lui il nuovo arcobaleno che unisce cielo e terra, la nuova arca nella quale ogni uomo e ogni donna può dare senso alla propria esistenza. Come al Battesimo ancora una volta Gesù si fa solidale con la nostra umanità e nel deserto, simbolo della vita, viene messo alla prova. Si potrebbe dire che Gesù è chiamato ad un serio discernimento della sua vita, a lasciarsi interrogare in profondità: che cosa c’è nel segreto del mio cuore? Anche Gesù si confronta per verificare la sua relazione con il Padre, la sua idea di missione e i suoi desideri più profondi (cfr. Mt 4,1-11 e Lc 4,1-13).
Marco non racconta esplicitamente la vittoria di Gesù su Satana lasciando intendere che quella lotta sarà portata a compimento da Gesù sulla croce dove la fede perde ogni sicurezza e diviene pura. Nello stesso tempo, è come se Gesù, pur essendo «il più forte», si preoccupasse di lottare con noi, di mostrarci che cosa significa annunciare il Regno di Dio, la lieta notizia, ogni giorno. Non vi è alcun dubbio: la lotta di scegliere una vita secondo il Vangelo, di affidarsi al Padre e non a noi stessi è quotidiana e si ripresenta in ogni istante. Marco racconta che Gesù non è solo, ma «stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano», richiamando l’armonia primordiale descritta nei primi capitoli della Genesi. Davvero in Gesù, «il Figlio amato», il tempo favorevole trova pienezza perché il mondo di Dio e degli angeli ritrova armonia con il mondo umano ed animale. Satana, colui che divide, non distrugge in Gesù l’armonia e la fraternità. Il Padre continua a prendersi cura del «Figlio amato». Condotti dallo Spirito santo nel nostro «deserto quaresimale», anche noi potremo purificare la nostra immagine di Dio e rafforzare la nostra fede. Potremo sperimentare di essere spinti fuori dalle nostre sicurezze e dai nostri appoggi per iniziare con coraggio «un cammino di vera conversione» e giungere «completamente rinnovati a celebrare» la Pasqua di Gesù. Bisogna lasciare ciò che è garantito e stabilito e lasciarsi fare dallo Spirito perché è una forza che ci tira fuori da noi stessi e ci mette in discussione. Senza paura, con determinazione e con gioia. Dentro la nostra quotidianità segnata da ambivalenze, a volte da contraddizioni, da interrogativi sospesi, delusioni, sofferenze ed orizzonti incerti. Infatti è proprio dentro questi nostri limiti, fallimenti e ferite che lo Spirito santo ci fa partecipi della risurrezione di Gesù. Ogni volta che cerchiamo vie di unità, che rilanciamo relazioni lacerate, che non ci lasciamo vincere dal male facciamo Pasqua. Siamo gettati dentro la verità di noi stessi e la consapevolezza di ciò che significa ogni giorno il vivere da figli e da figlie in comunione con il Padre. È un andare in pellegrinaggio con lo Spirito santo ascoltando il suo soffio che ci insegna ad essere dono in ogni istante per assomigliare sempre più a Gesù Cristo, il Risorto. Non lasciamoci rubare questa occasione straordinaria: buona Quaresima!
a cura della Comunità monastica di Pian del Levro
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