Oggi, lunedì 21 marzo, primo giorno di primavera, segna un ricordo doloroso per i Cappuccini di Trento e per tanti volontari che ruotano attorno alla Mensa della Provvidenza.
Esattamente due anni fa moriva a 46 anni – una delle prime vittime trentine di Covid e del suo convento – fratel Gianpietro Vignandel, il cappuccino di origini venete che prestava servizio ai poveri che ogni giorno arrivano al convento di Trento per un pasto caldo. Ieri nel suo paese di Annone Veneto è stata celebrata una Messa di suffragio, alla presenza del superiore trentino fra Luca Trivellato, al termine della quale è stata presentata una pubblicazione che racchiude tante significative testimonianze. “Un servo buono e fedele”, come dice il titolo del libro, che aveva scelto la vita religiosa perchè in paese c’erano state finora soprattutto vocazioni di sacerdoti e di suore e lui voleva seguire la vita fraterna, la semplicità, l’amore verso i più poveri. “Spero che questa mia scelta faccia pensare” aveva detto allora, ma tanto ha fatto pensare poi tutta la sua breve vita a servizio degli ultimi: prima a Venezia nei quartieri più poveri e poi alla Mensa trentina. Aveva scelto di non diventare sacerdote ma restare fratello: “Questo è il mio posto”, usava dire come hanno raccontato i suoi genitori, riportando nel libro un’altra frase cara a fratel Gianpietro: “Quando si fa il bene, non serve reclamizzarlo”.
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