Europa, diritto e giustizia

Strasburgo, 15 marzo 2023: plenaria Parlamento europeo – foto SIR/Marco Calvarese

La Giornata dell’Europa cade a un mese dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento dell’Unione. “In un mondo sempre più complesso, instabile e interconnesso, l’Unione europea si occupa di sfide globali che nessun paese dell’UE può affrontare con successo da solo. Affrontare le numerose sfide che ci troviamo davanti non è un compito semplice. Votare è il modo in cui i cittadini possono influire sulla direzione da seguire”. Questo l’appello che giunge da Strasburgo e Bruxelles.

È il 9 maggio l’anniversario della dichiarazione con cui nel 1950 l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose l’idea di una nuova forma di collaborazione politica in Europa, che avrebbe reso obsoleta la guerra nel Vecchio continente. La proposta di Schuman è considerata l’atto di nascita di quella che oggi è l’Unione europea.

Il 9 maggio cade anche all’indomani della resa incondizionata dell’esercito tedesco alla fine della Seconda guerra mondiale, data che rappresenta, a livello continentale, una seconda Festa ella Liberazione.

Quattro giorni prima, il 5 maggio del 1945, il campo di concentramento di Mauthausen, presso Linz, fu liberato dalle truppe americane. Nel lager e nei suoi 49 campi satellite erano state internate 200mila persone, 90mila delle quali furono uccise.

Del giorno della liberazione hanno fatto memoria con una celebrazione ecumenica, domenica scorsa, nella cappella del memoriale, il vescovo diocesano di Linz, mons. Manfred Scheuer (già vescovo di Innsbruck) e il vescovo evangelico Michael Chalupka.

La celebrazione è stata il primo atto di una giornata dedicata a “Diritto e giustizia nel Nazionalsocialismo”, cui ha partecipato anche il presidente della Repubblica Alexander van der Bellen.

La pace di cui l’Europa gode da quasi 80 anni – salvo tragiche eccezioni ai propri margini – non si fonda solo sulla buona volontà della classe politica, ma soprattutto sul diritto. Su un diritto orientato alla giustizia.

La sintesi del vescovo di Linz: “Deve valere la forza della giustizia, non l’ingiustizia della forza”. Ovvero non deve prevalere il diritto del più forte. E ovunque viene messa in dubbio l’importanza della legge è necessario essere vigilanti. “La libertà senza diritto è anarchia e perciò distruzione della libertà”. Il nazionalsocialismo ha rimpiazzato diritto e diritti umani con la legge del più forte. La conseguenza è tristemente nota: abusi, minacce, deportazioni, internamenti, eliminazione di persone disabili, ebrei, rom e molti altri. “Il diritto e lo Stato di diritto si contrappongono alla tirannia e all’arbitrio”. Per questo vanno tutelati.

Dello stesso avviso il vescovo Chalupka. Il nazionalsocialismo aveva politicizzato la legge per sostenere la dittatura. Ha ricordato come proprio nel campo di Mauthausen fosse stato abolito il diritto di praticare liberamente la propria religione, anche peggio che in altri campi di concentramento del Terzo Reich. Preghiera e cura d’anime erano considerate atti di resistenza.

L’8 maggio il 79° anniversario della fine della guerra è stato trasformato in un “Festival della gioia”. Sulla Piazza degli Eroi di Vienna sono intervenuti il presidente federale van der Bellen e Rosa Schneeberger, come testimone della deportazione. Nata a Vienna nel 1936, fu arrestata insieme ai genitori e ai fratelli nel 1941 e condotta nel campo di Lackenbach, nel Burgenland, noto anche, nel gergo nazista, come “centro di detenzione per zingari”. Restò nel lager fino alla sua liberazione nel 1945. Piccole grandi storie che l’Europa non deve dimenticare.

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