Chi ha stabilito che il blu è il colore dei maschi e il rosa quello delle femmine? Non è sempre stato così, e ce ne sono le prove. Ad esempio, Dio nel celebre affresco del soffitto della Cappella Sistina ha una veste rosa. Dell’esistenza di “cose” da maschi e “cose” da femmine – con il “cose” inteso in senso lato, dai giochi ai colori, dalle professioni ai lavori in casa, dagli atteggiamenti agli interessi – Viola non si capacita e tartassa il suo papà con un’infinità di domande. Si riempiono in questo modo le pagine di Viola e il Blu (Salani, 2021. Consigliato da 9 anni) il libro che Matteo Bussola ha scritto, ispirato dalle conversazioni con le sue tre figlie, per tutte le ragazzine e i ragazzini che vogliono crescere liberi di essere se stessi.
Viola è una bambina che gioca a calcio, si arrampica sugli alberi, ama vestirsi di blu e non le interessano le principesse. Non tutte le persone che la circondano, però, accettano questa sua personalità, la vedono un po’ come una “piantina storta” da raddrizzare. Di questo Viola parla con il suo papà e le riflessioni che fanno insieme sono una lezione per entrambi. Viola capisce l’importanza di andare oltre ogni schema e omologazione e il papà si rende conto che dire qualche “grazie” in più a chi si prende cura di te, anche alla mamma, significa non dare nulla per scontato e quindi superare stereotipi.
Viola e il blu non è un libro né dalla parte delle bambine, né dalla parte dei bambini, ma un libro che con leggerezza vuole andare oltre stereotipi e etichette di genere. È una lettura piacevole anche se in alcuni punti un po’ didascalica e prevedibile. È, comunque, interessante perché racconta del dialogo tra Viola e il suo papà in un pomeriggio che sono soli a casa. È, infatti, ancora piuttosto raro, anche se meno strano di un tempo, trovare che siano i papà a occuparsi dei bambini a casa e le mamme siano fuori al lavoro. Anche questa è educazione all’uguaglianza. Tutte le discriminazioni sul diverso nascono dall’incapacità di riconoscere gli altri come persone che hanno gli stessi nostri diritti di sentirsi bene, di essere liberi, di essere se stessi. Ed è in casa che si inizia a vivere e a far proprie queste cose: i bambini fin da piccoli hanno il diritto di essere educati all’apertura verso gli altri per evitare violenze e soprusi da grandi e perché possano crescere persone vere.
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