Adamo si nasconde per non dover render conto, per sfuggire alle responsabilità della propria vita. Così si nasconde ogni uomo
(Martin Buber)
"Quando non sai dove andare va’ dove sei". Quando non so dove andare vuol dire che non so dove sono. Non ho luogo. Non sono neppure in me, con me. Non so da dove partire. Non so cosa mi manca, cosa cerco, perché in certo modo mi manca tutto. Demotivato, disanimato, si dice. Manca l'appetito. Depressione endogena (da dentro) o esogena (da fuori). Non sono in relazione. Nessuna realtà mi attira se non il vuoto, il nulla, il buio, l'orizzontale o un qualche inafferrabile altrove. Vivo all'ombra della mia Ombra in una fredda giornata invernale. Non è il 'senza luogo' dell'Utopia. L'Utopia è senza luogo ma esiste, esiste come sogno, come progetto, come desiderio, come nostalgia, come energia, come possibilità. L'Utopia ha contenuti, concreti o fantastici ma abbondanti. Invece questo non sapere dove andare o dove si è, è vuoto. Forse pieno di stanchezza, di delusioni, di ferite, di superficialità, di superlavoro.
Avevano camminato tutto il giorno. Da giorni, sotto il pesante carico. Avevano posto il campo alle pendici dell’Himalaya, avevano riposato una scarsa razione di notte. E i capi spedizione, di primo mattino, a gridare agli sherpa: "In piedi, smontare le tende, bagagli in spalla, si parte!". E gli sherpa: "Noi non partiamo!". "Perché?". "Noi ci siamo trascinati fino a qui ma le nostre anime sono ancora in cammino, non sono arrivate. Sono rimaste indietro. Dobbiamo aspettare che ci raggiungano". Mirabile intuizione dell'unità, saggia dizione della realtà, sana consapevolezza del proprio stato. Molti di noi occidentali, postcristiani, hanno perso la percezione dell'anima, cioè del nostro mondo interiore. Perduta la consapevolezza, l'unità, la relazione con il sé. L'impiegato lascia l'anima fuori dall'ufficio e l' operaio fuori dalla fabbrica, il ricercatore appassionato non la trova, dentro o fuori della ricerca, l'imprenditore gioca a nascondino. Dov'è la sua anima: nel lavoro? In famiglia, tra gli amici? L'operatore nel terziario deve averne tre di anime? L'artigiano risulterebbe favorito nella convivenza con la sua anima ma son gli altri che non gliela concedono. E lo sportivo quand'è con la sua anima? Quando si allena, quando vince, quando perde? E ci son anime la domenica in parrocchia o son tutte lasciate fuori dalla chiesa come i fedeli islamici lasciano le pantofole fuori moschea? Quando rientro in famiglia rincasa anche la mia anima? O rimane fuori, chissà dove?
"Come è bello", direbbe Pietro, alla sera, lasciarsi raggiungere dalla propria anima rileggendo un passo evangelico prima che lei ci vegli nel sonno o ci mandi un sogno come suo messaggio nostalgico. Il mio povero mondo interiore chiuso per lutto o per assenza del titolare. Chiuso per mancanza di “essere”, operare, gustare, riflettere, abbandonarsi, relazionarsi affettivamente. Chiuso per eccesso di fare, farsi conoscere, apparire, stordirsi, preoccuparsi, possedere.
"Adamo dove sei?" dice il Signore. "Tu figlio mio dove sei?". “Al mio nome fa la domanda: dove sei?". Dice Martin Buber: "Adamo si nasconde per non dover render conto, per sfuggire alle responsabilità della propria vita. Così si nasconde ogni uomo perché ogni uomo è Adamo, è nella situazione di Adamo. Per sfuggire alla responsabilità della vita che si è vissuta, l'esistenza viene trasformata in un congegno di nascondimento. Proprio nascondendosi così e persistendo sempre in questo nascondimento davanti al volto di Dio, l'uomo scivola sempre e sempre più profondamente nella falsità. (…) L'uomo non può sfuggire all'occhio di Dio ma cercando di nascondersi a Lui si nasconde a se stesso. (…) Ed è proprio in questa situazione che lo coglie la domanda di Dio: vuole turbare l'uomo, distruggere il suo congegno di nascondimento, fargli vedere dove lo ha condotto una strada sbagliata, far nascere in lui un ardente desiderio di venirne fuori. (…) La voce infatti non giunge durante una tempesta che mette in pericolo la vita dell'uomo. E' la voce di un silenzio simile ad un soffio ed è facile ascoltarla. Finché questo avviene, la vita dell'uomo può diventare cammino (…) Adamo affronta la voce, riconosce di essere in trappola e confessa: ‘Mi sono nascosto’. Qui inizia il cammino dell'uomo".
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