Il delitto non può stare – checché ne dica Enzo Bianchi — senza castigo! Che Dio sia giusto, per prima cosa e soprattutto
Disposto, dispostissimo a concedere il perdono a quel tale che colloca, strategicamente, sassi di inciampo lungo il mio, già affaticato, percorso terreno. E perfino al talaltro che rinuncia alla loro (dei sassi) paziente collocazione e privilegia l'energia di lanciarli direttamente dal produttore al consumatore. Non se ne parla più! Facciamo finta non sia capitato niente a patto che il deviante giuri di smetterla, siano risarciti i danni materiali e morali, sia riconosciuto ed esecrato il crimine e anche confessato sugli opportuni pubblici canali. Da parte mia, come seguace della bimillenaria, intramontabile corrente farisaico-cattolica, dico al Signore degli Eserciti: "Anche Tu devi comportarti così se vuoi essere rispettato e la tua Legge osservata nel mondo".
Benissimo il figliol prodigo, ma assolutamente niente festa! Diamogli 3.650 giorni di lavori socialmente utili a riparare i danni recati all'Azienda e al Fratello Maggiore, forniamogli, gratis, cenere, cilicio e una composizione salina atta a favorir le lacrime e vediamo se capisce il maltolto e si pente del malfatto.
Benissimo che la prostituta di lusso, peraltro abusiva nella casa dell'esemplare Caposinagoga Simone,manifesti qualche iniziale resipiscenza. Ma niente discorsi sull'amato e sul perdonato fino a che non dimostri con i fatti, o meglio con i non più fatti, il suo efficace ravvedimento, cambio di abiti e costumi, pubblica riparazione, in sede opportuna, agli scandali dati ai più giovani. Senza dimenticare il versamento al Tempio degli iniqui guadagni ricavati lungo tutta la sua carriera! Versi pure inestinguibili flussi di lacrime, ma non di commozione per Gesù quanto piuttosto di riprovazione per i propri peccati.
Delitto e castigo. Il delitto non può stare – checché ne dica Enzo Bianchi — senza castigo! Che Dio sia giusto, per prima cosa e soprattutto. Solo quando gli avanza tempo, faccia il misericordioso e unicamente con chi se lo merita! Noi farisaico-cattolici esigiamo che l'inosservante venga a mendicare il perdono dopo aver versato in penitenza il prezzo dei suoi falli. Che il nostro Dio sia presentato come un Dio serio che dà a ciascuno secondo meriti e colpe. Qualche Ninive o Gerusalemme in più distrutte, se si tratta di città, e, per i privati, una maggior razione di definitivo stridor di denti.
Basta con l'imprudente precedenza data a delinquenti e prostitute con, annessa o meno, improvvisata lacrimetta di passeggero ravvedimento! Che Gesù morente abbia esagerato chiedendo al Padre: "Perdona loro perché non sanno quello che fanno". Forse possiamo scusarlo, date le circostanze, ma ci auguriamo sia la prima e l'ultima volta di un eccesso così pericoloso all'insegna del "liberi tutti". Con l'augurio, tra parentesi, di una miglior scelta di colpevoli. In mezzo a tanta corruzione e abbondanza di manigoldi, occorreva, per prima cosa, prendersela proprio con quei maggiori osservanti della legge che, in buona fede, difendevano il popolo da chi oggettivamente bestemmiava dichiarandosi, senza prove, Figlio di Dio? (Non pensiamo sia la miglior cosa scritta dai tre evangelisti). Chi ha sbagliato paghi il pedaggio e non venga insultata e svuotata la fedeltà dei giusti.
Fino qui il farisaico-cattolico. Conseguenti sensazioni di un pubblican- cattolico:
Io non so perché il Signore trasformi la sua onnipotenza in misericordia. Ma credo sia a motivo che ci vuol bene, si dimentica di sé e fa di tutto per farci ritornare a Lui. Non aspetta che la pecora, superficiale e distratta, venga a cercarlo ma va Lui nel deserto. Ed in più le fa fare il viaggio di ritorno gratis, in prima classe.
Non esige dall'adultera sgomenta trepidanti assicurazioni di imperitura fedeltà coniugale ma spera che l'aver condiviso con lei il brutto momento e l'averla autorevolmente protetta l'aiuti ad imparare l'amore.
Nella solenne pergamena del Padre Nostro non aspetta che noi perdoniamo per primi ma, col suo perdono previo, provoca in noi sentimenti di perdono. E' un Amore infinito che rischia di suo. Non schiaccia ma invita, non minaccia ma attira. Noi peccatori-cattolici stiamo con Lui perché ci ha conquistati. Desideriamo essere come Lui perché è bello e gioioso. Camminare con Lui, anche se è impossibile, perché Lui ci porta, ogni volta, sempre daccapo ma un po' più perfetti in misericordia di sé e del prossimo.
"Mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi", dichiara Paolo nella sua fondamentale lettera ai Romani (5,8). Se avesse aspettato la nostra richiesta e la nostra conversione previa sarebbe, il Padre, ancora qui a sfogliare la margherita.
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