Dimaro già nel 1200 appare come Jmaio e un secolo dopo (1345) come de villa Jmarii. Deriva dal latino imus che significa “che sta nel luogo più basso”: per quanti arrivano, come un tempo, dalle Giudicarie a Campiglio il paese è posto in fondo alla Valle (di Sole). L’economia era basata sull’agricoltura (allevamento, pascolo, malghe, selvicoltura). Caratteristiche figure di Dimaro erano i caradori, cioè i trasportatori di legname a segherie e mulini sparsi sul rio Meledrio. Oggi Dimaro e Folgarida sono ricercati centri turistici estivi e invernali. La chiesa quattrocentesca di S. Lorenzo reca affreschi dei fratelli Baschenis (1488).
Dimaro è stato comune autonomo fino al 31 dicembre 2015 per diventare poi Dimaro-Folgarida. Lo stemma attuale è troncato: nel primo d’azzurro a cinque stelle d’oro; nel secondo d’argento alla ruota dentata al cui centro è inserito un sole d’oro e nel terzo al monte di verde con piantati quattro abeti fustati e al centro una quercia fustata al naturale. Il primo tronco indica la laboriosità degli abitanti; la ruota dentata e il sole invece la sua felice posizione soleggiata.
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