“Splendono le pannocchie al sol d’autunno, tutte certezza; / ed ai fanciulli parlano della polenta che la madre al fuoco nel paiolo rimesta, / e d’un sol colpo sul tagliere arrovescia, e, nel buon fumo / ravvolta, suddivide in tante fette quante le bocche…”.
Così scriveva Ada Negri ad inizio 900 nella poesia “Le pannocchie” raccontando con parole semplici uno spezzone d’Italia del Nord dove la farina di mais e la polenta hanno rappresentato molto più di un semplice alimento, ma il calore del focolare e la voglia di farcela di un popolo. La polenta risolse enormi problemi alimentari delle popolazioni povere, tanto che l’eccessivo ed esclusivo consumo portò in Europa la malattia della pellagra.
Secondo lo studioso Giovanni Beggio la prima seminagione di mais in Italia è datata 1554, in Veneto. Nei secoli seguenti si diffuse dalle fasce pianeggianti e fertili della Pianura Padana fino alle zone collinari e montane. In Trentino pare sia iniziata la coltivazione del “Zaldo” nella prima metà del XVII secolo ma senza rivestire grande importanza. Ad inizio del XIX secolo ebbe un notevolissimo incremento e diffusione fino ai 1000 mt di altitudine. Il Mais “Nostrano di Storo” coltivato in Valle del Chiese racchiude in sè oggi il gusto ed il ricordo di quei tempi passati.
Il mais si diffuse in Europa grazie al suo alto rendimento, al breve ciclo colturale e alla capacità di crescere in climi diversi. In Italia era allora chiamato “frumento a granelle grosse e gialle” o “Granturco” (il linguaggio comune di allora chiamava “turco” tutto ciò che era straniero).
Eppure la storia del mais ha origine lontane ed antichissime. Zea Mays non è mai esistita da noi come pianta spontanea, ma è il risultato di una domesticazione avvenuta da parte delle popolazioni di Messico, Guatemala, Honduras circa 9.000 anni fa. L’antenato del mais, chiamato “Teonsite”, produceva una piccola pannocchia di 25 mm. Il tipo di agricoltura basata sulla coltivazione del mais è stata la pietra miliare di tutte le grandi civiltà dell’America pre-colombiana: Maya, Aztechi ed Incas conoscevano usavano differenti tipologie di mais (vitrei, farinosi, dentati, zuccherini, da scoppiare e tunicati), l’alimento più famoso era la “Tortillas”.
Pianta erbacea della famiglia delle Poacee, oggi è una delle coltivazioni più diffuse nel mondo ed è uno dei componenti maggiormente presenti nei prodotti alimentari sugli scaffali dei supermercati.
Nelle regioni temperate è destinato all’alimentazione di animali da allevamento sotto forma di farine, granella, mangimi ed insilati. È inoltre destinato a trasformazioni industriali per l’estrazione di amido/olio, alla distillazione di bevande alcoliche ed alla fermentazione per produrre bioetanolo a scopi energetici.
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