Costruire la pace, insieme

Nella legge di bilancio del Governo per il 2025 c’è un significativo aumento della spesa militare. © foto esercito.difesa.it

In cammino verso il primo gennaio 2025, Giornata mondiale della Pace, il “Gruppo Giustizia e Pace” della diocesi propone anche questa settimana riflessioni dedicate ai temi della pace, del disarmo, della giustizia e della salvaguardia del creato. Un contributo per alimentare il dialogo e l’impegno personale e comunitario verso la costruzione di un mondo più giusto, solidale e rispettoso del dono del creato.

La Legge di Bilancio del Governo italiano per il 2025 registra un aumento significativo delle spese militari (+12%), con 40 miliardi di euro destinati all’acquisto e costruzione di sistemi d’arma tra il 2025 e il 2027, di cui 32 miliardi già previsti per il 2025 (13 miliardi solo per le armi). In compenso, si osservano tagli in settori cruciali come università, sanità, transizione ecologica, ambiente e welfare (ad esempio, il fondo sociale affitti). Questa redistribuzione delle risorse si inserisce in un contesto europeo caratterizzato dal crescente interesse per strumenti di debito comune, come gli eurobond per la difesa. Durante un recente incontro a Varsavia, i principali paesi europei (Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito) hanno discusso l’idea di utilizzare gli eurobond per finanziare l’adeguamento dei sistemi di difesa, in linea con gli obiettivi della NATO. Tale proposta, sostenuta dal ministro della Difesa Guido Crosetto, mira a uniformare il costo del debito tra i paesi e rendere la difesa un “patrimonio comune” europeo.

In linea di principio potremmo vedere la proposta in un’ottica di riduzione della spesa pubblica, ma esistono alternative alla manovra di governo e agli eurobond per la difesa fondate su un nuovo modello di sviluppo, sul disarmo, la giustizia sociale e i diritti, la sostenibilità ambientale. Una scelta decisiva, improrogabile e necessaria, sottolineata anche nell’incontro conclusivo di “Arena di Pace” tenutosi a Verona il 18 maggio alla presenza di papa Francesco. Il documento finale del tavolo “Pace e disarmo” ha indicato alcune opzioni che vogliamo riprendere in sintesi. Disarmare il mondo liberandolo dall’incubo delle armi nucleari presenti anche in Italia; disarmare l’economia con la riduzione delle spese militari, il controllo del commercio delle armi e delle finanze armate, la riconversione civile delle industrie belliche. Alla politica si chiede il rispetto dell’art. 11 della Costituzione, attraverso l’istituzione di una difesa civile non armata e nonviolenta, e di corpi civili di pace a livello italiano, europeo e mondiale. Si propone lo sviluppo di una diplomazia dal basso, a partire dagli Enti locali; un’economia non basata sullo sfruttamento delle persone e dell’ambiente; il disarmo – nella vita quotidiana – di menti, cuori, mani, linguaggio, culture, religioni e teologie. La scuola deve essere una priorità affinché si realizzino iniziative volte a diffondere una cultura di pace, nonviolenza, rispetto dei diritti, inclusione. Messaggi nazionalisti e militaristi non trovino spazio nei processi educativi e formativi di scuole e università. Le università non siano sponsorizzate e condizionate da realtà militari. Attraverso un’educazione e un insegnamento rispettosi della laicità, sia favorita la conoscenza di culture e religioni diverse, al fine accrescere la reciproca stima tra persone e comunità, compresi coloro che non professano alcuna fede.

Si tratta di scelte complesse ma necessarie, che richiedono un cambiamento culturale profondo e il coraggio di privilegiare modelli di sviluppo orientati alla costruzione di una società più equa e solidale.

 

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