Coraggio, saggezza e… furbizia

Atti 2,1-11;

Gal 5,16-25;

Gv 15,26-27;16,12-15

Il coraggio è una bella dote, ma se uno non ce l’ha non se lo può dare (così almeno pensava don Abbondio, il quale – quel giorno che si distribuiva il coraggio – era arrivato troppo tardi). Ma cosa c’entra con la Pentecoste e con lo Spirito Santo? Meglio porre un’altra domanda prima di azzeccare la risposta: cos’è che può rendere coraggioso e audace chi per natura sua è timido, pavido, magari anche un po’ vigliacco? Può essere l’interesse: i soldi, per intenderci; sì: “fanno vedere anche gli orbi”, si dice, mettono le ali ai piedi anche ai pigri. Oppure la necessità: non è forse vero che aguzza l’ingegno? Chi ha fame, trova il coraggio di rubare anche se non è affatto un ladro… Può essere l’amore: “la fame fa far salti … ma l’amore ancor più alti”. Insomma, sì: l’interesse, o la fame, o l’amore, possono anche rendere coraggiosi e audaci.

Ma quel giorno a Gerusalemme non c’entrava né l’interesse, né la fame, né l’amore. C’erano degli individui (gli apostoli) i quali, dopo ciò che era accaduto al loro capo (Gesù) avevano paura perfino a mettere il naso fuori dalla porta, ed ecco che, d’improvviso, uscirono per le strade e per le piazze a “comunicare” la bella notizia del Vangelo a tutti quelli che incontravano. La maggior parte di loro erano pescatori, operai, nessuno aveva frequentato l’università, anzi, nemmeno le scuole superiori. E seppero parlare di Gesù Cristo con tale spontaneità e convinzione che molti, udendoli, ne furono conquistati. Non solo, certuni erano esterrefatti perché, essendo stranieri, li capivano nella loro lingua… Eh no, qui non basta l’interesse, o la fame, o l’amore, a produrre un tale effetto. Qui la motivazione – o la spiegazione – è un’altra; da allora si chiama semplicemente così: Spirito Santo.

Dopo averlo atteso nella preghiera tutti insieme, proprio il giorno di Pentecoste (solennità antica e cara a tutti gli Ebrei), venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro e tutti furono colmati di Spirito Santo…

Nel brano evangelico di questa Festa è chiamato col nome di “Paràclito”: parola greca, questa, che indica uno che ti sta accanto, che ti rialza se cadi, ti pungola se batti la fiacca, ti sostiene quando le batterie rischiano di scaricarsi… “Quando verrà il Paràclito…egli mi darà testimonianza, e anche voi allora mi date testimonianza…”. È Gesù a parlarne in questi termini.

Perché la nostra Fede in Dio a volte vacilla? Perché mai è pavida e debole invece che forte e abbastanza audace da opporsi a certe logiche del mondo? Perché finiscono coll’aver più presa su di noi… certi “consigli per gli acquisti” invece che il vangelo di Dio? Non sarà che ignoriamo lo Spirito Paraclito (che pure ci è stato donato) e ci affidiamo esclusivamente alle nostre risorse, alle nostre visuali personali? È lo Spirito infatti che ci permette di sentire Gesù vivo, è lui che ce lo fa apprezzare come nostro unico Signore: “Mi darà testimonianza, ci assicura – e allora anche voi mi darete testimonianza…”. Eh, la testimonianza! Come possiamo ignorare quella che stanno dando non pochi cristiani della Nigeria, dell’Iraq, della Siria o dell’India? Per loro lo Spirito Santo è ben altro che una teoria da dimenticare una volta celebrata la Cresima!

Ma penso anche alle opportunità di testimonianza che ci ritroviamo noi, nelle relazioni con i nostri cari, con i nostri amici, con i colleghi di lavoro, o a quelle altrettanto frequenti di noi adulti con i più giovani, dei genitori con i loro figli. Non di rado ci sembra di essere poco incisivi, scarsamente convincenti: a cosa è dovuto? Certo, se rimane sempre vero che “le parole volano, mentre gli esempi trascinano”, noi viviamo in un’epoca in cui anche i migliori esempi stentano a trascinare. Ma a prescindere da ciò, non dipenderà molto anche dal fatto che la nostra testimonianza è un po’ fiacca, e quindi scarsamente credibile? A Pentecoste è doverosa questa verifica: quanto mi lascio animare io dallo Spirito Santo? Quanto lo desidero, lo cerco, quale considerazione gli riservo abitualmente? “Spirito di verità…” lo definisce Gesù. Certo è il vangelo per noi la fonte della verità, è la Parola di Dio; ma il Vangelo non è un prontuario di soluzioni per ogni occasione che ci si presenta. D’altro canto, in quante situazioni è decisivo, è essenziale intravedere con immediatezza la verità, cioè la direzione migliore, la soluzione più affidabile! Chi può farcela intuire – con immediatezza appunto – se non lo Spirito di verità? Il che non implica di dover ricorrere a chissà quali strategie o espedienti: non si ottiene lo Spirito Santo con qualche prestazione straordinaria in più davanti a Dio. Le modalità con le quali entrare in sintonia con lui le conosciamo da sempre: l’ascolto frequente del vangelo, la preghiera di ogni giorno, quei doni d’eccezionale valore che chiamiamo i “sacramenti”, (soprattutto l’Eucaristia, ma anche la Riconciliazione). Ecco per quali vie arriva a noi il Paràclito, lo Spirito di verità. Al che viene spontanea la raccomandazione: siamo saggi (oserei dire: avveduti e furbi!). Vediamo di apprezzare tutti i doni di Dio, ma tra tutti, soprattutto lo Spirito santo!

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina