Anche oggi, nonostante altri temi si contendano la nostra attenzione, una nutrita serie di aziende in difficoltà ci richiama all’emergenza sociale del lavoro. 69 tavoli di crisi per 80 mila addetti, dichiara a “Il Sole 24 Ore” (2 gennaio) Luca Annibaletti, dirigente del MISE. Ma sono soltanto i casi di rilievo nazionale: l’area del lavoro a rischio è molto più ampia, non risparmia il Trentino e coinvolge anche molti piccoli imprenditori, come avverte con durezza il Presidente di Accademia d’impresa, Natale Rigotti (L’Adige,16 gennaio).
Si evocano dunque misure di contrasto alle lacerazioni del tessuto imprenditoriale, che devono contemperare interessi di varia natura, e per questo non è insensato che coinvolgano più livelli di governo.
L’autonomia trentina, ad esempio, non si è mai nascosta sotto il mantello dello Stato e, nei cinquant’anni del secondo statuto, con governi di diverso colore, su questo tema ha spesso cercato di interpretare le proprie potestà in modo creativo. La sua esperienza, a una lettura retrospettiva, può essere ricondotta a tre macroobiettivi: solidarietà, attrattività, tempismo.
Il primo (solidarietà): i disagi spesso drammatici per le persone coinvolte in crisi aziendali impongono alla nostra coscienza di cittadini l’attivazione di meccanismi di mitigazione della logica escludente del mercato. Lo dobbiamo al primato dell’elemento umano. Non una solidarietà compassionevole, ma politica, fatta di convincenti risposte di sistema, mirate alla cura e al recupero di ogni lavoratore, come si fa, o si dovrebbe – se ci è concesso il paragone – con ogni malato. La solerzia nei tentativi di supporto a singole aziende in difficoltà, d’intesa fra istituzioni e corpi intermedi, il sostegno a progetti di riorganizzazione aziendale con vincoli occupazionali, le esperienze d’avanguardia che il Trentino ha maturato in tema di politiche attive del lavoro, s’inquadrano in questa linea di centralità della persona.
L’attrattività: indulgendo alla metafora sanitaria, anche per le crisi aziendali, come per le malattie, la miglior medicina è la prevenzione. Ciò significa creare un contesto favorevole all’attività economica (offerta formativa, ricerca, infrastrutture, terziario avanzato, servizi pubblici ecc.) che incoraggi le buone imprese a investire nel territorio e a rimanerci. In effetti, a partire dagli anni Novanta, le politiche di contesto, rivolte alle esigenze di insediamento e sviluppo delle aziende tramite Trentino Sviluppo, hanno via via preso il posto degli aiuti finanziari, come attesta il massiccio investimento pubblico negli incubatori d’impresa (strutture di proprietà pubblica “pronte per l’uso”, come quello che ospita Vetri Speciali, l’attività sostitutiva della Whirlpool).
Il tempismo: anche la cura delle aziende trae grande giovamento dalla diagnosi precoce. Infatti, le crisi d’impresa sono diverse da caso a caso, come lo sono le chance di rilancio. In Trentino si è spesso realizzato un dialogo stretto fra l’ente pubblico, le parti sociali e il sistema delle imprese, che ha facilitato l’emersione tempestiva di problemi. Un puntuale documento, ormai un cimelio storico, sottoscritto il 13 febbraio 2003 dalla Provincia e dalle parti sociali e imprenditoriali prevede un’attivazione sinergica in caso di segnali di difficoltà aziendali. Benché gli esiti non possano che essere incerti, obiettivi, strumenti e metodo non sembrano passati di moda.
Contrastare le crisi, almeno un po’, si può. E si deve.
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