Dopo Rodari (La freccia azzurra), Sepulveda (La gabbianella e il gatto), Michael Ende (Momo alla conquista del tempo), Collodi (Pinocchio), Enzo D’Alò è tornato al cinema d’animazione per bambini e famiglie con un nuovo racconto letterario. Ha scelto un autore irlandese contemporaneo che in genere scrive per un pubblico adulto: Roddy Doyle. Il suo Greyhound of a Girl (letteralmente Un levriero di ragazza, ma in Italia il libro è uscito con il titolo La gita di mezzanotte) lo ha colpito e affondato. Ci sono voluti cinque anni e più per portarlo sullo schermo (la sceneggiatura è del 2017 e poi è arrivata anche la pandemia), ma ora il film è nelle sale con il titolo Mary e lo spirito di mezzanotte.
È una storia di famiglia di origine autobiografica dell’autore dublinese, che riunisce quattro generazioni di donne attorno ad un momento di passaggio tanto drammatico quanto inevitabile: la morte della nonna della protagonista Mary, che ha 11 anni e a quella nonna è legatissima. Con lei, infatti, può coltivare la passione per la cucina e il sogno di diventare una grande chef, e condivide anche un carattere libero che dice pane al pane e vino al vino senza guardare in faccia nessuno, e che per questo le viene imputato come impertinente. Ma la nonna si ammala e finisce in ospedale, dove il medico non lascia speranze ai familiari. Ad agevolare il passaggio difficile per tutte – nonna, figlia e nipote – verrà in aiuto lo spirito della madre della nonna, morta di spagnola quando lei aveva appena tre anni…
Racconto di formazione su di un tema tabù per i più piccoli, che sdrammatizza e invita a guardare la morte come parte della vita, pur senza aprire alcuno squarcio soprannaturale. D’Alò sceglie anzi un taglio realistico molto piano che si limita a dilatare lo sguardo sulla bellezza del paesaggio irlandese, portandosi, fin dalla prima immagine, a volo di gabbiano per planare poi sulla vita quotidiana e sui sentimenti dei protagonisti. E, se deve utilizzare la metafora, opta per il mondo dei sogni di nonna e nipote, per mostrare, da quella dimensione psichica, il ribaltamento positivo di paure antiche bloccanti.
L’assenza di stratificazione simbolica limita il target del racconto filmico ad un pubblico infantile fino ai 10-11 anni. Tuttavia, la proposta del tema, inusuale in tempo natalizio, permette agli adulti di richiamare l’attenzione dei bambini sul legame tra morte e vita presente anche nella grotta di Betlemme, per scoprire insieme, al di là del racconto filmico, chi si è fatto ‘messaggero della vittoria della vita’ e perché il passaggio che conclude l’esistenza terrena può essere davvero “meraviglioso”, così come annuncia a Mary la misteriosa Tansey, dalle vesti e dal linguaggio antico…
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