Compassione

Se comprendi che non puoi più dare una sentenza di colpevolezza, non puoi condannare

"Compassione": atteggiamento comprensivo e soccorrevole verso uno stato penoso.

"Compatire": considerare con animo disposto all'indulgenza o alla tolleranza.

La compassione presuppone ed è generata dalla comprensione che nasce dalla conoscenza del reale o dalla capacità di immaginare le cause.

E' un'indulgenza motivata. Una comprensione empatica. Se comprendi che non puoi più dare una sentenza di colpevolezza, non puoi condannare. E dove non puoi comprendere ancora meno hai titolo per giudicare! Di conseguenza si spalanca davanti a te uno spazio infinito da riempire con la compassione e neppure un angolino dove ci sia qualcosa di certo da perdonare.

"Perdono": atto di umanità e di generosità che induce all'annullamento di qualsiasi desiderio di vendetta, di rivalsa e punizione.

"Perdonare": considerare con indulgenza, umana comprensione o generosità d'animo un'azione ingiusta o malvagia commessa da altri a nostro danno rinunciando alla vendetta, alla punizione, a qualsiasi possibile rivalsa.

Il perdono presuppone un giudizio di colpevolezza. Dire: "Ti Perdono" è un po' da ricchi presuntuosetti. Per questo motivo al Signore, nella sua motivata indulgenza, resta, credo, assai poco da perdonare. E a noi niente. Se dico "ti perdono" spicco una sentenza di colpevolezza sul perdonato. So io il Niagara di angoscia e di sofferenze che genera il suo comportamento distruttivo? Conosco quello spiritello temperamentale, informe e cavilloso, che scrive storto anche sulle righe più dritte dentro di lui? Invece Gesù dice: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno".

L'albicocco e il pino strobo improvvisamente muoiono. Imprevedibile morte che rimane inspiegabile, ma essi rispondono ad una loro ferrea logica interna. Inutile rimproverarli per tradimento, ingratitudine, abbandono di posto, mancanza di carattere, poca sensibilità ecologica. Hanno obbedito ad una legge interiore. Non si tratta di abbandonarsi al fatalismo, di sottomettersi alla predeterminazione. Si tratta che il nostro povero martelletto da giudici improvvisati non ha mai la legittimazione e non trova le prove per battere una sentenza di condanna.

Compassione è uno status. Il perdono è un atto. La compassione conosce solo il singolare. E' una sola perché dura sempre. Esiste ancor prima di incontrare un nuovo oggetto perché già abita nel soggetto. Il perdono, invece, si ripete, se vuole, ogni volta che risponde ad un torto. Esistono quindi i perdoni, al plurale. La compassione riabilita. Ti dice: "Sarei come te, anch'io, se avessi subito le tue privazioni e sofferenze". Parifica. Rende simmetrico il rapporto. La compassione è tale perché nasce nell'umile comprensione delle proprie povertà e mancanze e dalla consapevolezza, un tantino accogliente, delle proprie conseguenti paure. Questo mi fa ricordare, in una comunità di accoglienza, un "diversamente vivente", di nome Angelo. Temeva la concorrenza nelle attenzioni ricevute dagli educatori di un suo compagno di convivenza che si chiamava Nino. Di conseguenza, nei momenti di maggior senso di inferiorità, arrivava da Angelo l'avviso funebre: "Nino è morto". Non corrispondeva al dato anagrafico ma corrispondeva al suo bisogno che Nino scomparisse. Anche noi, quando neghiamo compassione ed un pizzico di perdono, per invidia, paura, senso di inferiorità, decretiamo morto il nostro Nino di turno. Allontanandolo, screditandolo, isolandolo, togliendogli potere. Basterebbe accorgersi di questo meccanismo per incominciare a star meglio e mutare in bene.

E' proprio vero: " La mia ombra mi fa ombra" La parte oscura di me genera paure, si incarna in persone e situazioni e mi immerge nell'oscurità più totale. E mi rende uguale a quelli che condanno perché indotti alla violenza dalle loro paure.

G.Bush figlio, ex presidente USA, si dichiarava "conservatore compassionevole". Ma il conservatore ha già definito quel che gli spetta e può obbedire solo ad un sentimento di pena che lo induce ad una qualche elemosina. Giustizia, solidarietà fraterna, responsabilità per il bene comune, uguaglianza, senso della propria condizione privilegiata non sembrano rientrare in questo quadro.

Tutto ciò riguarda noi come creature. Il Creatore è in condizioni ben diverse di conoscenza delle responsabilità e di diritto al giudizio. Tuttavia ed appunto come Amore Infinito, è Dio pieno di compassione. Il Compassionevole. Detto così anche nel Corano. "Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?" (Mc 2,6) "Non imputar loro questo peccato" (At. 7, 10) ripeterà, a difesa dei suoi lapidatori, il diacono Stefano, primo martire, cioè testimone di compassione, dopo Gesù.

vitaTrentina

1
Lascia una recensione

avatar
1 Comment threads
0 Thread replies
0 Followers
 
Most reacted comment
Hottest comment thread
1 Comment authors
Teresa Recent comment authors
  Subscribe  
più nuovi più vecchi più votati
Notificami
Teresa
Ospite
Teresa

Quando si parla di compassione si tira in ballo uno dei sentimenti più importanti e preziosi. Avevo perso la voglia di fare tutto e non provavo più niente per le cose, solo odio per chi maltrattava gli animali e allo stesso tempo invidia per chi mostrava belle cose su facebook. Mi è sembrato di impazzire, ma proprio quando ero sul punto di non ritorno, un’amica mi ha consigliato beech di Guna. La mia vita ha cominciato a cambiare da subito. È stato come vedere colori nuovi, anzi i “veri” colori delle cose. Un’esplosione dentro di me che non ha mai… Leggi il resto »

vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina