Dopo qualche mese di assenza dalla televisione Serena Bortone è tornata sul piccolo schermo mettendosi alla conduzione di “Chesarà…”, il rotocalco di attualità politica in onda il sabato e la domenica sera su Rai 3.
Questo nuovo appuntamento sostituisce, nella medesima collocazione in palinsesto, la trasmissione che fino alla passata stagione vedeva Massimo Gramellini al timone di Le parole, passata ora su La7.
La giornalista romana, dopo aver dato buona prova di sé come professionista versatile e preparata nel presentare per tre stagioni consecutive su Rai 1 “Oggi è un altro giorno”, ora cerca di raccogliere consensi tra il pubblico di una inedita e insidiosa fascia oraria quando la maggior parte dei telespettatori è catturata da programmi di maggior attrattiva rispetto all’abituale confronto tra commentatori ed esponenti dei contrapposti schieramenti politici.
In uno studio dalla scenografia con tonalità scure e fredde, le parole che si ascoltano, le opinioni esposte restano inesorabilmente rinchiuse nella cornice delle chiacchiere da salotto.
Il pubblico, come ormai capita sempre più spesso, è avvolto dalla penombra, applaude a tutto e a tutti, quasi fosse stato chiamato lì senza alcuno spirito critico e senza possibilità di esprimersi liberamente, solo per fare il tifo a ogni ospite qualunque cosa dica.
Bortone, che nel pomeriggio di Rai 1 era riuscita con garbo e padronanza ad affrontare temi più diversi e a cimentarsi anche in piacevoli interviste, non riesce qui a essere incisiva.
L’atmosfera della prima serata la rinchiude in un cliché di domande troppo scontate, in una “liturgia” scandita da ritmi che sono ben attenti a non scomodare nessuno e dove alla fine non si è fatto un passo in avanti nella comprensione del tema posto all’ordine del giorno della conversazione.
Il 4% circa di share raccolto finora, considerata la concorrenza, è comunque un risultato che si può interpretare come incoraggiamento alla conduttrice perché possa, con un taglio meno scontato e più personale, moderare l’approfondimento su ciò che ha fatto discutere l’opinione pubblica sempre pronta a raccogliere le dichiarazioni del politico di turno.
La strada da percorrere è ancora molta, e anche l’inserimento, ad esempio, come opinionista, di un comico del surreale come Gene Gnocchi non giova a rendere meno noioso il programma.+
Sebbene il titolo inviti a considerare i possibili scenari che scandiranno il futuro, il programma rimane, invece, bene ancorato al passato per meccanismi di confronto e per argomenti proposti.
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