Dopo aver rivisitato il genere giallo, thriller, fantascienza e comic, ora è il turno del biopic. L’ultima fatica di Christopher Nolan porta sul grande schermo la vita di Robert J. Oppenheimer, considerato il padre della bomba atomica. Le tre ore di film portano impressa la firma del grande regista che, anche questa volta, ha scritto la sceneggiatura della pellicola.
Tratto autoriale più evidente è la manipolazione temporale: la storia della vita dello scienziato viene spezzata in tre parti. In alcuni momenti si assiste agli anni universitari di Oppenheimer: prima studente, poi professore per arrivare a diventare capo del Progetto Manhattan, l’iniziativa statunitense dedita alla realizzazione della bomba atomica. Una seconda linea narrativa ripercorre, invece, l’indagine (praticamente un processo farsa) ad opera di una commissione d’inchiesta circa il suo orientamento ideologico comunista e la sua millantata collaborazione con i sovietici. Una terza storia è quella di Lewis Strauss (inizialmente responsabile della Commissione per l’energia atomica) durante l’udienza volta alla conferma a Segretario del Commercio per il Senato degli Stati Uniti.
Si può sicuramente parlare di un film monumentale. Un cast di grandissimi attori che hanno realizzato performance di livello eccelso. Cillian Murphy riesce a portare sullo schermo un Oppenheimer simultaneamente brillante (come insegnante, come responsabile del progetto dell’atomica… senza nascondere le sue relazioni amorose plurime) e oscuro, a tratti quasi impenetrabile, segnato dal dubbio sul suo operato e dal pentimento (anche se arrivato troppo tardi). Robert Downey Jr. nei panni di Lewis Strauss: altra interpretazione magistrale per dare corpo ad un politico che, almeno per come viene presentato nel film, è stato disposto a tutto pur di accrescere il suo potere. Ottima anche la prestazione di Matt Damon nei panni del generale Leslie Groves. Moltissimi altri grandi attori scorrono sullo schermo in ruoli secondari. Altra menzione che non può mancare è quella di Ludwig Göransson: la sua colonna sonora, che accompagna praticamente ogni istante della pellicola, avvolge lo spettatore e, al contempo, non lo lascia tranquillo.
Non mancano nei dialoghi tra gli scienziati con le famiglie e con i politici che hanno voluto il progetto, gli interrogativi etici circa l’applicazione bellica delle scoperte scientifiche. A riguardo, non mostrare nulla di Hiroshima e Nagasaki sembra diventare quasi un’apologia dello scienziato americano, una discutibile scelta registica di neutralità.
Lascia una recensione