Nelle settimane scorse sì è tenuta anche in Primiero la raccolta di testimonianze sulla missionaria laica uccisa in Burundi nel settembre 1995, nell’ambito dell’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione. Ne richiama il significato in questo commento don Ruggero Fattor, che ha lavorato al fianco di Catina in missione.
Sono davvero tanti i Martiri, dichiarati o non ufficialmente tali, provenienti da ogni zona del pianeta. Martiri per le motivazioni più diverse, martiri della fede, della carità, del perdono, della giustizia, della verità, della castità, della fedeltà al Papa e alla Chiesa.
La loro è una testimonianza importante e forte, in un mondo e in un momento storico caratterizzato da una cultura e da uno stile di vita sempre più all’insegna dell’individualismo, del ripiegamento su sé stessi alla ricerca dell’autosufficienza fino, quasi, alla negazione dell’altro, spesso ignorato e non ritenuto un “uguale” indispensabile e prezioso.
Risuona quindi ancora più imponente il messaggio evangelico dei “Martiri della Fraternità”, i 44 cattolici uccisi in Burundi tra gli anni ’70 e gli anni ’90 per i quali la Congregazione per le Cause dei Santi ha da poco avviato l’inchiesta diocesana sul martirio.
Tra loro anche Catina Gubert, missionaria laica originaria di Fiera di Primiero, uccisa a Buyengero il 30 settembre del 1995 assieme a due Saveriani, padre Ottorino Maule di Gambellara (Vicenza) e padre Aldo Marchiol di Udine, per la quale si è tenuto nelle giornate di martedì 26 e mercoledì 27 novembre il tribunale ecclesiastico, alla presenza di un giudice, di un notaio e del postulatore della causa, finalizzato all’ascolto e alla raccolta della documentazione adeguata per portare avanti la Causa di Canonizzazione.
Numerose le persone che si sono rese disponibili a parlare di Catina Gubert, deponendo a favore del suo stile di vita, improntato ad una fede solidamente radicata nella Parola del Signore e fecondamente manifestata nell’attenzione ai più bisognosi, fino al dono anche totale, supremo e violentemente cruento di sé, nel nome e per amore di Cristo.
Tutti, parenti o compaesani primieroti, hanno infatti riconosciuto facilmente le doti di Catina, una donna normale ma nello stesso tempo “non comune”, forte, volitiva, sanamente curiosa, determinata e tenace. Una donna molto affezionata alla “sua” valle di Primiero e alla meravigliosa catena delle montagne circostanti, ma anche molto aperta al nuovo, al diverso e al cambiamento, sempre pronta a gettare lo sguardo verso altri spazi, paesi, terre ed emisferi, fuori dalla “chiusa ombra del campanile”, anzi, molto lontani da essa.
E così il 26 novembre nella splendida Pieve di Fiera di Primiero, davanti a tanti fedeli e alle rappresentanze comunali con il vicesindaco e l’insegna tricolore, non sono mancati al postulatore padre Guglielmo Camera l’entusiasmo e la voce tonante per sollecitare tutta l’assemblea alla lode, alla riconoscenza, allo zelo missionario sul territorio, coltivando e diffondendo con gioia la fede autentica.
In un mondo di individui, ognuno a sé stante (un pericolo e una tentazione che possono infiltrarsi anche nella Chiesa), risplenda e riscaldi forte quindi il Sole della fraternità, nell’esempio e nella testimonianza di persone speciali come Catina Gubert.
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