Cartoline sul Trentino, cartoline dal Trentino

Una Trento dalle tinte vivaci e dalle colline non edificate (da https://bdt.bibcom.trento.it/Iconografia/7602#page/n0)

Racchiudere un territorio in una cartolina è un’operazione di riduzione della realtà. Scegliere di raffigurare un monumento o un altro, un panorama o un dettaglio implica determinare ciò che sarà la rappresentazione del luogo a chi riceverà la cartolina a centinaia di chilometri di distanza. Del resto, non sarebbe nemmeno praticabile l’opzione di interpellare gli abitanti e indagare come loro vedono il proprio territorio, e, se lo ritengono degno “da cartolina”. Le cartoline sono rappresentazioni estemporanee di un luogo, che possono però aiutarci a comprenderlo.

È da questo presupposto che inizia “cartoline sul Trentino, cartoline dal Trentino”, un percorso a puntate attraverso la storia delle cartoline; un viaggio nella “nostra terra” – che poi tanto nostra non è, dal momento che la si divide con i turisti -, per capire come era vista o come voleva farsi vedere. Attraverso le cartoline, si parlerà di turismo e di territorio, il tutto condito da supposizioni sociologiche che ci condurranno fino alla rapidità del mondo in cui viviamo oggi; un mondo che avverte sempre meno la necessità delle cartoline e del loro cartaceo romanticismo.

Le Correspondenz-Karte furono inventate nel 1869 per alleggerire la comunicazione postale ed i relativi costi per i cittadini dell’impero austro- ungarico. Al principio, si spedivano semplici cartoncini precompilati che facilitavano le comunicazioni rapide. La prima Correspondenz- Karte viaggiò per 54 chilometri da Perg a Kirchdorf con lo scopo di invitare il destinatario ad andare a trovare il mittente.

Fu tuttavia nell’ultimo decennio del XX secolo che ebbero il loro picco di utilizzo e divennero illustrate sia con disegni che con fotografie. Ad inizio ‘900, in Inghilterra se ne inviavano un paio di milioni a settimana, a suggellare la nascita del turismo moderno. Con il circolare di immagini di luoghi mai visti prima, iniziarono a diventare oggetti da collezione, ritratti di posti insospettabili stavano lentamente abbattendo le distanze e appiattendo gli orizzonti.

Nel periodo bellico le funzioni delle cartoline tornarono ad essere basilari; venivano censurate le informazioni trasmesse dai soldati, ma veniva offerto loro di inviarle a casa gratuitamente: un consolatorio “Sono qui”, su un fronte ignoto. Dove non vorrei essere, ma in cui – per ora – sto. Negli anni ’60 arrivarono i colori, negli anni ‘80 le forme strane e più recentemente il kitsch.

Col tempo, le cartoline sono diventate una forma altamente personalizzata di souvenir, e di conseguenza un prodotto del consolidato ecosistema turistico. Sono ideate da chi il territorio lo vuole diffondere, e per farlo, lo fotografa e lo stampa. Il loro successo prevede alla base un gesto spontaneo, quanto poco immediato, dato che “l’invio” si sfaccetta in una moltitudine di scelte che partono dalla selezione dell’immagine e del destinatario; lo scrivere, il francobollare, ed il trovare una cassetta postale, oltre che trovare un qualcosa da scrivere ed un francobollo.

Insomma, è facile capire come questa forma di comunicazione lenta sia andata in disuso, pur rimanendo ostinatamente tangibile. Le cartoline arrivano a destinazione quando ci siamo dimenticati di averle inviate, senza avere una traccia di ciò che abbiamo scritto, anche se spesso si tratta di banalità: Saluti da. Baci e/o abbracci.

Per il momento, tanti saluti da una Trento dalle tinte vivaci, dalle colline non edificate e da un signore che fumandosi la pipa si gode la vista da una roccia nei pressi di Sardagna; il tutto, ammesso sia realmente esistito, tra il 1910 ed il 1920.

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