Caritas diocesane, insieme per un’Europa responsabile

“Confini, zone di contatto e non di separazione”. È il tema del Convegno nazionale delle Caritas diocesane che si è tenuto a Grado dall’8 all’11 aprile. Grado, diocesi di Gorizia. Gorizia, città tagliata a metà da una frontiera che solo l’adesione della Slovenia all’Unione Europea ha reso obsoleta. Una linea che però resta, come un simbolo. Come un monito.

A Grado non si poteva non parlare di Europa. A farlo in molti, il più autorevole forse mons. Michael Landau. A lungo (dal 1995) direttore della Caritas diocesana di Vienna, dal 2013 allo scorso febbraio presidente di Caritas Austria (ha ora passato il testimone alla stiriana Nora Tödtling-Musenbichler), dal 2020 Landau è presidente di Caritas Europa, la rete che riunisce 49 Caritas nazionali (tra cui Caritas Italiana) attive in 46 Paesi del Vecchio continente.

“Stiamo attraversando un mondo di intensi cambiamenti”, ha detto Landau. “La guerra dietro l’angolo, le conseguenze della pandemia, la crisi del costo della vita, la crisi climatica, i cambiamenti demografici, la rapida digitalizzazione e l’uso dell’intelligenza artificiale nella nostra società, i mutamenti del contesto geopolitico… e l’elenco continua. Tutto questo prima di importanti elezioni in Europa e forse ancor più negli Stati Uniti. Una situazione non facile”.

In un’epoca stretta tra molti e differenziati focolai di crisi, occorre una consapevolezza: “Usciremo da questo tempo cambiati. Ma se ciò avverrà in meglio o in peggio dipende anche da noi. Dipende da ognuno di noi”.

L’Europa è un luogo privilegiato. Ha delle responsabilità verso coloro che stanno peggio. E può farsi portatrice di speranza concreta. L’efficacia di ogni azione dipende in larga misura dalla capacità di pensare, camminare, agire e guardare al futuro insieme.

“Insieme” è la parola che mons. Landau utilizza più spesso, quasi intimorito di fronte alla sterminata platea dei delegati Caritas. Insieme: è come vuole muoversi Caritas Europa, che è tanto più forte quanto lo sono i suoi membri. “Radicati nella dottrina sociale della Chiesa, crediamo che le persone e l’ambiente, non il profitto, debbano essere al centro di tutte le politiche. Ci battiamo per un mondo in cui nessuno sia escluso e in cui tutti possano prosperare e partecipare in modo significativo alla società.

Insieme, lavoriamo per un futuro in cui l’Europa sia unita nella solidarietà, un futuro in cui nessuno sia lasciato indietro”.

È vocazione fondamentale della comunità cristiana, dice mons. Landau, “alzare la voce per gli emarginati”. “La Chiesa deve essere una difesa per tutti coloro che sono messi al margine, presunti ‘superflui’, a rischio di essere scartati – dai bambini disabili, agli anziani a fine vita”. “Se la Chiesa non parla più per loro, chi altro lo farà?”

Alla domanda se la Chiesa debba occuparsi “esclusivamente delle anime” o debba a suo modo “fare politica” Landau risponde con le parole del card. Franz König, per lunghi anni arcivescovo di Vienna, una delle figure più influenti, in Austria, della Chiesa e del Paese. König disse, ormai quarant’anni fa: “L’uomo è sempre un’unità di anima e corpo. La cura pastorale significa quindi sempre prendersi cura dell’intera persona. La Chiesa non può essere indifferente al mondo in cui vivono le persone; non può chiudere gli occhi di fronte alla miseria del mondo, alla fame, all’odio, alla guerra o allo sfruttamento nelle sue molteplici forme”. Echi del Concilio.

Landau aggiunge quanto disse un suo predecessore nel ruolo di presidente della Caritas austriaca, il prelato Leopold Ungar: “Cristo non ha creato la Chiesa per dire di sì, ma come segno di contraddizione”.

Davanti ai seicento delegati delle Caritas diocesane e degli operatori e responsabili di Caritas Italiana, riuniti nell’auditorium del Centro Congressi di Grado, mons. Michael Landau conclude il suo lungo intervento – che comprende la spiegazione delle richieste di Caritas Europa in vista delle elezioni di giugno – con un grazie. Sottolinea: “Il vostro lavoro sta dando frutti ben oltre i confini italiani”. I confini, appunto.

“Continuate a essere portatori di speranza mentre proseguite il vostro viaggio e il vostro lavoro. Continuate a rimanere uniti e fiduciosi nella giustezza delle vostre azioni. E sappiate che non siete soli, siamo una rete forte e intimamente connessa, siete un anello prezioso della nostra forte catena di solidarietà e sostegno al servizio dell’umanità. Insieme continueremo a essere ciò che siamo chiamati a essere. E il motivo per cui agiamo è nel nostro nome: Caritas. Che significa amore”.

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