Concorre ai premi “Golden Globe” con quattro candidature pesanti il film “I due papi” (“The Two Popes”) di Fernando Meirelles, racconto giocato tra verità e finzione sull’amicizia tra papa Benedetto XVI e l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, a poche settimane dalla rinuncia del primo al soglio di Pietro e all’ascesa del secondo con il nome Francesco. Un film molto atteso, discusso, apprezzato e commentato, che è stato presentato inizialmente ai festival di Telluride e Toronto, per arrivare poi dal 20 dicembre direttamente sulla piattaforma del colosso streaming Netflix.
Non è la verità dei fatti, il racconto del legame tra i due pontefici, Francesco e il papa emerito Benedetto, ma è una storia di finzione che si ispira a fatti veri, che valorizza anche immagini di repertorio sui due papi per imprimere autenticità al racconto.
Il film si prende la licenza poetica di raccontare la nascita di un’amicizia tra due grandi uomini di Chiesa sul crinale del cambiamento, a poche settimane dallo storico annuncio di papa Ratzinger di lasciare la Sede Apostolica per ritirarsi a vita privata.
In quel periodo di meditazione da parte del pontefice tedesco, il film ci propone un incontro, prima a Castel Gandolfo e poi nel cuore del Vaticano, nella Cappella Sistina, tra Benedetto XVI e il cardinale Bergoglio, giunto da Buenos Aires per rassegnare le sue dimissioni al Santo Padre, con il desiderio di tornare a fare il semplice curato tra la gente. Il film è tutto lì, in quel fitto dialogo, in quella lunga confessione, che assume i tratti di un sogno, quasi di una visione onirica felliniana, dove si sovrappongono frammenti di vita dei due uomini con i sentimenti di apprensione per la Chiesa avvampata dagli scandali (in primis Vatileaks e la piaga degli abusi).
Perno narrativo ed emozionale del film è l’evoluzione del rapporto tra due sacerdoti, tra il pontefice in carica Benedetto e il cardinale venuto “quasi dalla fine del mondo” Bergoglio. Il film “I due papi” non si preoccupa di scandagliare con attenzione i fatti, i tratti veri della storia (forse questo è un punto debole del racconto), ma si concentra unicamente su quel singolare incontro tra due uomini differenti, per educazione, formazione, appartenenza geografica, seppure vicini dalla scelta di abitare la Chiesa, di vivere nella fede.
La regia di Fernando Meirelles e la scrittura di Anthony McCarten sono compatte e ben bilanciate, perfettamente amalgamate. Ma è soprattutto l’interpretazione dei due attori Jonathan Pryce e Anthony Hopkins a dare corpo, spessore, al film. “I due papi” sono loro! Due attori in grado di esplorare la vita dei due pontefici attraverso sguardi, gesti, parole, tutti così prossimi al vero da lasciare ipnotizzati. Nel complesso il film non è al di sopra di sbavature o inciampi, soprattutto sotto il profilo della ricostruzione storica. Ma a ben vedere, non è questo che importa all’autore, che è più proteso nel consegnarci un’inedita, onirica, prospettiva di legame tra due grandi uomini di Chiesa; la prospettiva dell’amicizia che affiora e man mano si fortifica nel lavoro di messa in sicurezza della barca di Pietro.
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