Ballata dolente dalla trincea

Torneranno i prati, l’ultimo film dell’ottantenne Ermanno Olmi dedicato al padre che da piccolo gli raccontava le storie di guerra, è una pagina di diario intimo con il respiro poetico del grande cinema.

Commovente già nelle intenzioni, “Torneranno i prati” non è un film nel senso canonico del termine, è piuttosto una ballata che continua l’ispirazione iniziata con “Il mestiere delle armi” e “Cantando dietro i paraventi”; una ballata in cui Olmi, prendendo spunto dal racconto di De Roberto “La paura”, affascina per il suo suggestivo e straziante sguardo sugli uomini e sulla natura.

Il film è ambientato sull’altipiano di Asiago, di cui si riconoscono le spettrali vette nelle vedute panoramiche al chiaro di luna. Proprio su quelle vette nel lontano inverno del 1917, in una delle tante anonime trincee della prima guerra mondiale, si consuma la tragedia di un gruppo di soldati. Aggirandosi con un bianco e nero d’epoca, la macchina da presa di Olmi fissa un’ora di vita di questa trincea, completamente sepolta dalla neve, illuminata dalla bianca luce della luna, dalle tremolanti lampade a petrolio e commentata dall’incantevole colonna sonora di Paolo Fresu.

I giovani soldati con i loro volti e le loro dichiarazioni struggenti, svelano gli orrori della guerra, lo scempio, la deflagrazione umana che le guerre in ogni tempo creano.

Sepolti vivi in una trincea, dove “il nemico è così vicino che se ne sente il respiro” i soldati sono vittima degli assurdi comandi degli ufficiali più o meno consapevoli, tra cui un Claudio Santamaria trasfigurato, quasi irriconoscibile.

Non c’è azione, c’è solo dolente poesia, in quell’ora spettrale e serale, in cui le candele si consumano, i soldati aspettano e la luna impassibile e magica illumina le montagne dell’altipiano.

Il tempo è scandito dal ripetersi monotono del rancio e dall’arrivo della posta, unico legame con la vita e il mondo; e in questa desolazione anche la natura partecipa della carneficina umana. Così il bellissimo larice che riluce d’oro viene preso da una granata e prende fuoco lasciando senza parole il soldato di vedetta e spegnendo il canto del soldato napoletano. E la volpe tremando scappa al rumore dei bombardamenti, come anche i topolini che rincorrono le molliche di pane.

Tutta la natura, dalla luna alle montagne partecipa a questa dolente e epica ballata che racconta la guerra come una bestia feroce che se ne va nel mondo a distruggere e devastare.

In cartellone a:

Riva del Garda giovedì 27/11 21.00

Ala mercoledì 3/12 20.45

Tesero giovedì 4/12 21.15

Mezzolombardo venerdì 5/12 21.00

Tione mercoledì 10/12 21.00

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