L’invito a “uscire” e, mettendosi in strada, a “consumare le suole delle scarpe”, questa volta è rivolto ai giornalisti. Papa Francesco dedica alla nostra professione il messaggio pubblicato, come di consueto, per la ricorrenza di S. Francesco di Sales.
A Bolzano, secondo tradizione il vescovo Ivo Muser ha incontrato gli operatori del mondo delle comunicazioni sociali. Solo una rappresentanza, dal momento che quest’anno ci ha pensato il virus a trattenerci dall’uscire e le suole delle scarpe di molti rimangono intonse. Il Vescovo ringrazia i giornalisti “per quanto stanno facendo”. Nel contesto della crisi sanitaria, dice, “possiamo considerare anche l’informazione come un bene di prima necessità. In questi lunghi mesi segnati dal coronavirus l’informazione è diventata una forma di legame, ha cercato di mantenere e favorire buone relazioni tra le persone e nella società.
Senza l’informazione – secondo il vescovo – avremmo avuto ansia e smarrimento ancora maggiori”. Non si riferisce sicuramente a certe prime pagine dai toni terroristici (o terrorizzati) di cui abbiamo fatto esperienza nei mesi del lockdown di primavera. È pur vero che tra i primi colpiti dal contagio ci furono, anche a Bolzano, le redazioni di giornale.
“Anche giornalisti, operatori e tecnici si sono esposti e si espongono al contagio per poter incontrare le persone e raccontare le loro storie, per fare il lavoro di verifica e controllo sulle scelte di chi è chiamato a decidere”. Ruolo del professionista della comunicazione è anche “proteggerci dall’altro contagio, quello delle fake news, dal momento che la pandemia ci ha catapultato dalla piazza reale a quella virtuale”. I social media hanno aumentato il loro peso. “E qui il giornalista ci deve aiutare a distinguere le notizie vere da quelle false, le notizie buone da quelle cattive”.
Mons. Muser fa riferimento al messaggio del Papa. “Con la distanza imposta dal lockdown e il cambio epocale che stiamo vivendo nella pandemia, comunicare ci riavvicina e ci aiuta a riconoscere ciò che è essenziale”.
Proprio attorno a questa idea ruota il tema scelto da Francesco per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2021. Il titolo è: “Vieni e vedi (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono”.
“Voci attente – scrive Francesco – lamentano da tempo il rischio di un appiattimento in ‘giornali fotocopia’ o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, ‘di palazzo’, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società. La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più ‘consumare le suole delle scarpe’, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni”. È così che le cosiddette inchieste, basate su soffiate non verificate né verificabili, diventano pseudo-inchieste e i “reportage” scadono in racconti scandalistici a puntate, che non raggiungono nemmeno più lo scopo di aumentare la tiratura del quotidiano o del settimanale o l’audience di un’emittente.
“Ci aspettano ancora mesi difficili”, dice il Vescovo alla delegazione dei giornalisti altoatesini. E augura agli operatori della comunicazione “di continuare a informare con intelligenza e saggezza, di essere sempre capaci di raccogliere e verificare le fonti, evitando ogni forma di superficialità, aiutando la nostra comunità a leggere quanto sta accadendo e a farla pensare”
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