Arrivano in Messico con il “sogno americano”

Suor Turrina vede le lunghe carovane di famiglie latinoamericane che cercano di raggiungere gli Stati Uniti

Carissimi amici del Centro Missionario e lettori di Vita Trentina, voglio ancora una volta dirvi quanto è prezioso per noi il vostro dono.

Anche quest’anno abbiamo continuato il nostro lavoro qui in Messico cercando di dare sempre la priorità ai bambini che vivono in situazioni molto difficili, con problemi familiari, a volte molto tristi; diamo loro da mangiare e se non possono sostenere le spese della scuola diamo loro il materiale scolastico necessario.

La nostra Tijuana è città di frontiera. Ultimamente sono aumentati gli episodi di maltrattamenti e di discriminazione contro le donne, la violenza e i sequestri con una media di 13 persone uccise al giorno. C’è molta prostituzione e ci sono strade dove per tutto il giorno ci sono ragazze che si offrono.

Questa settimana è stato ucciso il papà di due fratellini di due fratellini assieme ad altri 15 persone. E nessuno dice niente, come fosse normale. La mamma dei piccoli lavora dall’altra parte della frontiera e la nonna fa quello che riesce a fare per crescere i due piccolini. Ma la situazione per gli altri bambini non va tanto meglio: alcuni hanno il papà in carcere per il traffico di droga e altri ancora hanno mamme con una vita poco corretta, ecc. queste sono le nostre famiglie, ogni bambino ha una storia diversa e molto triste.

Mi chiedo inoltre cosa succederà a questa povera gente con l’arrivo della “carovana di migranti” dall’Honduras e da Haiti, con tutta la povertà che c’è a Tijuana e con la chiusura delle frontiere da parte del Presidente USA? Chi li potrà aiutare? Uno si sente impotente di fronte a tanta povertà e a tanto dolore.

Come vi ho scritto questa parte del Messico sta diventando sempre più importante per tanti honduregni e in genere latinoamericani che cercano di raggiungere gli Stati Uniti, inseguendo il “sogno americano”. Si tratta di vere e proprie carovane che comprendono neonati, bambini, giovani e studenti, uomini e donne pronti ad ogni sacrificio che hanno avviato questa sorta di pellegrinaggio con la ferma decisione di raggiungere il nord attraverso Guatemala e Messico. La nostra città di Tijana è una delle città più grandi sulla frontiera e vediamo migliaia di persone che si mettono in coda alla frontiera per cercare di ottenere dagli Stati Uniti un visto di ingresso. Già le autorità del Messico e quelle del Guatemala hanno aumentato i controlli sui migranti, che arrivano spesso senza documenti legali, e vi sono stati anche casi di violenza cn l’uso di gas lacrimogeni. Gli Stati Uniti hanno minacciato Guatemala, Messico ed Honduras di non assicurare aiuti finanziari, se non riescono a contenere la migrazione cosiddetta illegale. Secondo il presidente Trump “una grande percentuale di queste persone sono illegali”.

Che dice il cittadino messicano? I sentimenti sono contrastanti. Da una parte c’è la sensibilità di prendersi cura e di aiutare i fratelli latinoamericani, come fanno anche gli organismi ecclesiali come la Caritas e di altre confessioni, offrendo assistenza anche sanitaria e legale. Dall’altro lato questo ha provocato nella cittadinanza anche uno stato di insicurezza, preoccupazione e paura.

Nonostante siano aumentate le violenze, finora ci hanno sempre rispettato, però tutti i giorni uscendo di casa per andare a scuola preghiamo il Signore che ci protegga e che ci faccia ritornare senza problemi. La preghiera è la nostra forza e allora preghiamo il Signore che ci aiuti a cambiare la mente e il cuore di quei fratelli che sono lontani da Dio e chiediamo al Signore che ricompensi Lui il vostro buon cuore con tutte le benedizioni di cui avete bisogno.

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