“Mi hanno affidato il processo più importante di sempre, da quello di Norimberga”, commenta a un certo punto, con un po’ di preoccupazione, il pubblico ministero Julio Strassera. Sul banco degli imputati ci sono il generale Jorge Rafael Videla, l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e gli altri sette principali responsabili degli efferati crimini contro l’umanità perpetrati dalla Giunta militare argentina negli anni terribili della dittatura, dal 1976 al 1983.
Furono decine di migliaia le persone sequestrate, torturate, stuprate, uccise o gettate vive nelle acque dell’oceano dai “voli della morte” degli aerei militari argentini, in quei sette lunghi anni passati nel pieno disprezzo dei diritti umani e della democrazia, e nel silenzio complice del resto del mondo.
Un passato difficile da affrontare ancora oggi, figuriamoci nel 1985, a soli due anni da quella complessa transizione che diede finalmente all’Argentina il governo legittimamente eletto di Raúl Alfonsín, ma che non bastò, nell’immediato, ad assicurare la doverosa giustizia alle vittime e la necessaria punizione ai colpevoli.
Come dice il titolo, è proprio a due anni dalla dittatura che si torna, guardando “Argentina, 1985“, presentato nella scorsa edizione del Festival del Cinema di Venezia e scelto per rappresentare l’Argentina ai prossimi premi Oscar. Da poche settimane anche su Amazon Prime, la pellicola firmata dal giovane regista argentino Santiago Mitre ci mostra un Paese ancora in gran parte ignaro e incredulo di fronte agli orrori accaduti durante il regime, che prova a andare avanti, verso una democrazia compiuta, affidando a Strassera il processo più importante della storia latinoamericana. In soli cinque mesi e con gli apparati militari, statali e mediatici contro, il pubblico ministero si trova a dover raccogliere le prove utili a condannare i vertici della dittatura, schiacciato tra le forti pressioni politiche e le violente minacce ricevute.
Interpretato da un bravissimo Ricardo Darín (già premio Oscar nel 2009 con Il segreto dei suoi occhi), Strassera sarà sostenuto solamente da un gruppo di giovanissimi volontari, tra cui il suo assistente, Luis Moreno-Ocampo, erede di una famiglia orgogliosamente militare, e tenterà l’impresa, più che mai necessaria, di fare i conti con il rimosso di un intero Paese.
Nonostante l’ambito strettamente legale della storia, ne esce un quadro capace di andare ben oltre i muri delle aule processuali, per coinvolgere, emozionare e spingere alla riflessione, in tempi in cui la memoria di certi passati scomodi e delle dittature con il tempo sembra assumere contorni sempre più sfocati.
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