Sulla cima del Bondone, tra bandiere, biciclette e tifosi, saltano agli occhi alcuni striscioni. “Giustizia per Chico Forti”, è la richiesta espressa per l’ennesima volta in una giornata che ha portato l’attenzione di tutta Italia a rivolgersi sulla montagna di Trento. Vicino agli striscioni anche Gianni Forti, lo zio del trentino che, dopo 21 anni in carcere negli Stati Uniti, continua a proclamarsi innocente rispetto alla controversa accusa di omicidio dei tribunali americani.
“Questa è la zona di Chico, il Palon è la sua montagna, ho ancora le foto ricordo delle sue discese folli con gli amici”, racconta Forti: “Oggi siamo qua perché con l’occasione dell’arrivo del Giro vogliamo dare ancora visibilità alla sua causa e ricordare che lo aspettiamo tutti, speriamo che presto possa rivedere la libertà, e vivere quello che gli resta vicino alla sua famiglia, ai suoi amici, alle sue montagne e alle sue piste”.
Gianni Forti appare fiducioso, nonostante la battaglia finora sia stata lunga e infruttuosa: “Abbiamo tentato l’impossibile per la revisione del processo ma tutte le strade ci sono state sbarrate. L’unica alternativa ora è riportarlo in Italia, anche da detenuto: qui la sua pena potrebbe esaurirsi quasi immediatamente. Il Governo si è finalmente espresso positivamente e noi confidiamo che possa accadere, anche perché sia il Ministro degli esteri che il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ci hanno messo la faccia e ci hanno garantito che Chico Forti a breve tornerà tra di noi”.