Nella serata di lunedì 16 agosto la comunità di Ala si è ritrovata per ricordare una delle tragedie più gravi della sua storia: 50 anni fa, in località Sgardaiolo, un grappolo di case sulla collina di Santa Margherita, tre uomini, agricoltori, morivano mentre cercavano di salvare le proprie coltivazioni.
Era la sera del 16 agosto 1971, mentre erano intenti a sparare dei razzi antigrandine a protezione delle coltivazioni, morivano Mario Vittorio Trainotti, Iginio Trainotti e Remo Debiasi. L’esplosione avvenne per via, molto probabilmente, di un razzo difettoso; la deflagrazione fece scoppiare quasi tutti gli altri razzi presenti nel casotto di campagna, e ferì altre due persone: Albino Trainotti (che è scomparso qualche anno fa) e Giacomo Trainotti, che di Mario Vittorio era il giovane figlio.
Non era la prima volta che sparavano dei razzi, e anche quella sera avrebbero testato questa nuova tecnologia. Per farli sparare in aria serviva tritolo: una cosa normale all’epoca, inaudita se ci si pensa adesso. “Erano le 20.15 – si ricorda perfettamente Giacomo Trainotti – e mio padre, con gli altri due, erano tutti nel casotto”. Lui portava con sè un altro razzo da sparare, quando venne travolto dallo spostamento d’aria.
L’episodio scosse profondamente tutta la comunità di Ala; Sgardaiolo, piccolo agglomerato di case abbarbicato tra i terrazzamenti vitati che sovrastano Santa Margherita, contava oggi come allora poco più di una ventina di abitanti: perse una fetta consistente di residenti. Tre famiglie si trovarono improvvisamente in grave difficoltà. I razzi antigrandine vennero abbandonati.
Oggi, a cinquant’anni esatti da quei fatti, come tutti gli anni, si è celebrata la s. Messa, presieduta dal parroco di Ala, don Alessio, in ricordo delle vittime, davanti al monumento che ricorda l’episodio, nelle campagne di Sgardaiolo.
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