Un’idea-regalo per gli amici che andrete a trovare quest’estate? Una sorpresa per un collega di lavoro che in ferie ama leggersi qualcosa di forte? Potreste donare loro il libretto che l’arcivescovo Lauro ha scritto per il sesto anno come Lettera alla comunità per San Vigilio.
“Occhi” è un opuscolo di poche pagine, ma molto denso: si presterebbe anche come testo-guida per un campeggio di famiglie o personale lettura mattutina da tenere nello zaino o nella borsa da spiaggia. Il titolo, senza aggettivi o specificazioni, è riferito ad una delle rivelazioni di questi mesi di pandemia: “Gli occhi – scrive l’Arcivescovo di Trento – parlano, gioiscono, diventano cupi: sono il riflesso della nostra vita. Lo strumento con cui percepire la realtà senza filtri, la porta che svela noi stessi”.
Gli occhi, nei mesi passati, ci hanno permesso di riconoscerci e don Lauro ne sottolinea il valore proprio in questa settimana in cui possiamo finalmente togliere la mascherina (ma non dobbiamo dimenticare di indossarla al chiuso, mantenendo le distanze!). Questi occhi hanno ora nuovamente bisogno di uno “sguardo nuovo”, che il nostro pastore rivolge ai tre passaggi centrali della Lettera consegnata sabato sotto le navate, mai così luminose, della Cattedrale a San Vigilio: l’invito a non rimuovere la riflessione sulla morte ma saperla affrontare con la forza di Colui che l’ha vinta; l’attenzione ad avviare il cammino sinodale non come una strategia organizzativa ma come lo stile richiesto a chi è affascinato dalla sequela di Gesù; l’attenzione speciale ai giovani “che vanno guardati negli occhi e ascoltati” perché “hanno le chiavi del futuro”.
La Lettera alla comunità merita una lettura accurata, non frettolosa. Qui ci fermiamo ancora sulle prime due paginette in cui mons. Tisi rileva il fatto che non possiamo “dare per scontato” tutto quanto ci è mancato e che invece dobbiamo saper recuperare: “Cogliere le reazioni dei nostri volti – esemplifica l’Arcivescovo -, soppesare il battito delle ciglia, saper leggere, in tal senso, anche i segnali deboli, sarà vitale per la ricchezza delle relazioni, che si riaprono alla curiosità del nuovo, alla scommessa sull’altro, alla fiducia reciproca”.
È il tempo di ricucire, oltre che di ripartire. Proviamo a farlo con questo stile di relazioni umanamente autentiche – tanti esempi del Vangelo ci confermano che sono anche quelle più cristianamente arricchenti – che anche la cronaca di questi giorni ci ha suggerito. Pensiamo alla capacità empatica di Francesca Ferrari, la volontaria fondatrice dell’Associazione Famiglie Tossicodipendenti, che ha accompagnato tanti giovani trentini a varcare la porta di una comunità terapeutica. Oppure a livello comunitario, a considerare anche nel nostro Trentino quelle “opere-segno”, ovvero iniziative concrete in grado di parlare agli uomini di buona volontà, che ovunque la Caritas italiana ha messo in campo in 50 anni di storia festeggiati a Roma assieme al Papa e al nostro arcivescovo emerito, mons. Luigi Bressan.
Ci servono davvero occhi – come Gesù raccomanda nel Vangelo di Marco – per vedere e non solo per guardare. La vista è quello forse più citato fra i cinque sensi nella Parola di Dio, ma il suo significato profondo merita di essere ancora considerato e interiorizzato: l’estate che comincia col volto libero dalla mascherina potrebbe essere d’aiuto anche per questo, ad imparare a vedere anche con gli occhi del cuore.
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