Era molto attesa la conferenza stampa convocata dal presidente del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, Ezio Amistadi. A più riprese, confortato dalle parole di due componenti del suo Cda (Mauro Cecco e Iole Branz) e dai vertici provinciali della cultura (l’assessore Mirko Bisesti e il dirigente Roberto Ceccato), il presidente ha sottolineato la volontà di “imprimere un cambio di passo” all’istituzione museale, recuperando la sua “mission” statutaria, “in discontinuità” con la direzione trentennale di Giovanni Kezich.
Amistadi non ha voluto commentare (“siamo qui per parlare del futuro”) le proteste suscitate dal trasferimento di Kezich ad altro incarico per decisione della Giunta provinciale (anche tramite una petizione online molto cliccata), lasciando intendere comunque un giudizio d’insoddisfazione per la gestione dell’ex direttore. “Dobbiamo cercare di frenare la caduta”, ha detto il presidente citando la diminuzione del numero di visitatori annui ( 7.600 nel 2017, mentre in passato erano stati anche 16.500) ed un sondaggio commissionato nel 2019 su 800 trentini: il 56% diceva di non conoscere il Museo etnografico di San Michele. Ha segnalato poi problemi nella copertura dei ruoli del personale, scarso impegno nelle sponsorizzazioni (“Se le idee ci sono, i soldi si trovano”, ha detto) e il dialogo ritenuto insufficiente con la vicina Fondazione Edmund Mach (rappresentatata dal direttore generale Mario Del Grosso Destrieri). Per rilanciare “il più importante Museo etnografico italiano”, Amistadi ha insistito sulla collaborazione con il territorio, ha annunciato una convenzione con la Facoltà trentina di Sociologia (“svilupperemo il tema dell’antropologia urbana”) ed ha promesso l’adozione di uno stile di massima trasparenza: “Vogliamo essere una casa di vetro, con il mondo davanti”.
Ha voluto poi precisare che non è prevista nello statuto la figura del vicedirettore e di un direttore scientifico, ma solo di un direttore in rapporto stretto col Comitato Scientifico: a proposito ha annunciato che le funzioni del direttore saranno ricoperte pro tempore dal direttore amministrativo Lionello Zanella (“conosco da anni la struttura e cercherò di eseguire il mandato in rapporto stretto con il Cda”) in attesa della selezione di un nuovo direttore. “Era giusto che una struttura così dovesse mettersi in discussione – ha sottolineato l’assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti – per recuperare le radici della nostra comunità, migliorare il raggiungimento degli obiettivi del Museo, favorire il rapporto col mondo scolastico e puntare di più sulle collaborazioni”.
Un auspicio, quest’ultimo, condiviso dalla Federazione delle Pro Loco (presente con il direttore Ivo Povinelli e la presidente Monica Viola), mentre per gli Ecomusei il referente Giuseppe Gorfer ha ribadito “la disponibilità, come in passato, a fare rete”. Sono intervenuti anche il sindaco di San Michele Clelia Sandri e di Mezzocorona, Mattia Hauser: “Come ci siamo stati prima, così ci saremo anche in futuro per progetti che leghino le nostre comunità a questo importante Museo”. Amistadi ha presentato anche il gruppo promotore de “Gli Amici del Museo di San Michele” (hanno parlato l’arch. Claudio Luchini e l’avv. Luca Pontalti), che intendono affiancarsi al Cda per sostenere nel futuro le attività del Museo di San Michele.
La conferenza stampa era stata preceduta da una visita che ha documentato le varie fasi di evoluzione del Museo, anche negli spazi, a partire dall’intuizione originaria del fondatore Giuseppe Sebesta, più volte evocato nel serrato dibattito sul dopo-Kezich.
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