“Nella Croce vediamo la mostruosità dell’uomo quando si lascia guidare dal male e dal peccato, ma vediamo anche l’immensità della misericordia di Dio che non ci tratta secondo i nostri peccati, ma secondo la sua misericordia”. Si è conclusa con una meditazione fuori programma, durata circa cinque minuti, la seconda Via Crucis di Papa Francesco. A cinquant’anni dalla prima Via Crucis al Colosseo, celebrata da Paolo VI nel 1964, e a pochi giorni dalla canonizzazione di altri due papi – Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II – il Santo Padre ha seguito il Calvario di Gesù dal terrazzo del Palatino, in un clima di silenzio e raccoglimento.
Come già anticipato la scorsa settimana, a scrivere le riflessioni della Via Crucis è stato il trentino mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, che ha ricordato le “croci” disseminate nella nostra Penisola, conseguenze drammatiche della crisi. A portare la croce, affidata nella prima e nell'ultima stazione al vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma cardinale Agostino Vallini, sono state circa trenta persone: tra di loro operai, imprenditori, disoccupati, bambini, famiglie, malati, operatori del mondo del carcere e delle comunità di recupero, persone senza fissa dimora.
Anche a Trento la Via Crucis è stata seguita da molte persone in tv, i testi sono disponibili anche nel sito del Vaticano. Nella parrocchia di Sant'Apollinare (foto Bernardinatti) il parroco don Piero Rattin ha ripreso le riflessioni di Bregantini.
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