Mercoledì 30 aprile una Messa e una serata in ricordo di don Beniamino Tarolli, nel settantesimo della morte
Origini montanare, rispetto per le regole di chi si è formato nel mondo germanico, amore incondizionato per le lettere e lo studio. Questi probabilmente i tratti che caratterizzarono maggiormente la figura di don Beniamino Tarolli, sacerdote originario di Castel Condino, una vita da insegnante al Liceo Arcivescovile di Trento
Don Beniamino Tarolli morì a Trento, quando il 13 maggio 1944: i bombardamenti dell’esercito alleato danneggiarono gravemente il Seminario Minore, sventrando anche la stanzetta dove il professore era rimasto a pregare, invece di rifugiarsi nei sotterranei del Seminario Maggiore, dove era stato ricavato un rifugio antiaereo. Ritrovata dopo quattro giorni, la sua salma di don Tarolli venne trasferita a Castel Condino, dove il curato don Luigi Trentini officiò il suo ufficio funebre; fu sepolto il 20 maggio nel cimitero vecchio del paese accanto alla tomba dei genitori.
Nel settantesimo della morte, il Comune di Castel Condino vuole ricordare l’esimio concittadino con una cerimonia a lui dedicata, che si terrà il prossimo mercoledì 30 aprile. La giornata si apre alle 18.30 con la celebrazione di una Messa in suffragio officiata dall’attuale rettore del Collegio Arcivescovile di Trento don Bruno Tomasi assieme al parroco di castel Condino don Vincenzo Lupoli.
Successivamente, alle 20.30 nella Sala Conferenze del municipio di Castel Condino lo storico locale Vittorino Tarolli – autore del libro “I Quattro Sigilli. I sacerdoti castellani del XX secolo”, in cui don Beniamino è ricordato assieme a padre Maurizio Bagozzi, padre Giovanni Bagozzi e don Onorio Spada – in collaborazione con don Tomasi, curerà un incontro a tema sul personaggio.
Beniamino Tarolli, nato a Castello nel 1876 e proveniente da una famiglia piuttosto povera, sente a dieci anni la vocazione sacerdotale; viene accolto dal collegio vescovile di Trento e al seminario teologico. Viene consacrato il 9 luglio del 1899.
Studia all’Università di Lettere e Filosofia di Innsbruck, laureandosi in lettere classiche ed italiano nel 1903. Da questo momento spende la propria vita nell’insegnamento, dapprima come docente di filologia classica e lingua italiana al Seminario Minore, e dal 1924, come professore di italiano, greco e latino presso al Liceo arcivescovile di Trento.
Amante dei classici e della letteratura ascetica e contemplativa, don Beniamino Tarolli era un docente piuttosto rigoroso, dotato tuttavia di una rara capacità di illustrare quanto andava spiegando e affascinare tutti i suoi studenti. Proprio uno di loro, in una testimonianza pubblicata dal settimane diocesano, il 25 maggio 1944, ne descrive la figura, a oltre vent'anni dal primo incontro con quel professore di italiano, latino e greco, che “aveva un’esteriorità piuttosto severa, apparentemente fredda”, le cui interrogazioni “parevano implacabili e non lasciavano la possibilità di una preparazione saltuaria”, e che “non ritardava mai d’un minuto nell’arrivare in classe e, al suono del campanello, spezzava a metà una frase e chiudeva immediatamente il libro”.
“Ma questa era la corteccia sotto la quale si sentiva vibrare un animo profondamente tenero, uno spirito molto largo e assai comprensivo”, si legge ancora nell'articolo pubblicato a pochi giorni da bombardamento. “Tutti noi, giovani studenti della quarta ginnasiale, gli eravamo profondamente attaccati, perché al di là del professore dagli occhiali cerchiati d’oro”, “vedevamo, sentivamo il padre, l’educatore. Sapeva dare un’anima all’insegnamento, sapeva indirizzarlo non solo all’arricchimento dell’intelligenza, ma anche alla formazione del sentimento e all’irrobustimento della volontà. Era, per quanto umile e schivo, un vero educatore, sapiente e pio”.
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