“Ci impegniamo noi e non gli altri, senza giudicare e accusare chi non s’impegna, senza disimpegnarci perché altri non s’impegnano.” Sono parole di don Primo Mazzolari che collimano perfettamente con la provocazione del profeta Ezechiele.
Davanti ad un popolo che affronta “giorni nuvolosi e di caligine” dominati dallo scoramento, dal venir meno d’ogni punto di riferimento, Dio si prende fino in fondo le sue responsabilità, risponde in prima persona, senza mai arretrare. Questo suo prendersi cura ha il suo vertice e il suo compimento in Gesù Morto e Risorto.
E allora perché non sentire che Dio e la sua affidabilità è il caso serio di quest’ora della storia? Se non altro ce lo ricordano i nostri fratelli dell’Islam che hanno appena concluso il Ramadan… e tanti fratelli e sorelle di altre tradizioni religiose.
Dio è il caso serio di quest’ora della storia.
Accreditarlo presso gli uomini, questa e non altro, è la vocazione della Chiesa. Quando si dimentica di questo, viene ad essere una triste ONG, ma tradisce la sua vocazione, tradisce se stessa. Per questo compito si è speso il vescovo Vigilio “quando il nome di Dio nel Trentino era ancora forestiero, come tra poco ci ricorderà il prefazio della solennità di San Vigilio.
L’obiezione davanti al chiamare caso serio la questione Dio, è dietro l’angolo; ben altre sembrano essere le questioni che meritano attenzione. Dio è riservato alla sfera del privato, ben poco ha a che fare con le dinamiche concrete della vita: lavoro, economia, relazioni, affetti. Una posizione motivata dal fatto, ne sono convinto, che il Volto di Dio frequentato da molti ha ben poco a che fare con il Dio di Gesù di Nazareth.
Ingannarsi su Dio porta a fallire sull’uomo. Quando non si sbaglia su Dio, come ci mostrano alcuni autorevoli testimoni della fede, si contribuisce a umanizzare il mondo. Basti ricordare, tanto per non andare lontano, il già citato don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, Oscar Romero e altri ancora.
A insistere nel parlarvi di Dio mi spinge l’apostolo Paolo che dopo aver affermato: “Eravate senza Cristo, senza Dio, estranei ai patti della promessa”, aggiunge senza giri di parole che Cristo: “Ha annullato – nella sua carne – la legge fatta di prescrizioni e di decreti”.
Torniamo alla domanda: perché il Dio di Gesù è affidabile, spendibile nella concreta dinamica delle nostre giornate? Per quali motivi noi possiamo riconoscerlo come il Buon Pastore, togliendo dal nostro cuore il sospetto che sia un mercenario? Nell’umanità di Gesù, che Santa Teresa di Gesù afferma essere la porta che ci mostra i segreti di Dio, troviamo un Dio radicalmente gratuito. Lo conferma il Vangelo di oggi, dove Gesù dice: “Offro la vita per le pecore”. È l’opposto dei normali pastori che sono soliti vivere delle pecore e non viceversa.
L’eccedere scandaloso di Dio è la gratuità. Solo la gratuità è vera eccedenza.
La trasgressione sul fronte dell’egoismo in realtà non significa eccedere. Il male, infatti, è banale, monotono, scontato, ripetitivo. La gratuità è innovativa, creativa, regala sogni e visioni, è alimentata dalla gioia del seminare e dell’uscire. Il male invece difende le posizioni, è preoccupato di custodire, è ossessionato dal raccogliere, dall’accumulare.
Un Dio radicalmente gratuito mette i brividi. La Chiesa stessa teme l’amore gratuito. E quante volte la Chiesa per questa paura ha tradito il suo Signore, e quante volte ha abdicato a questo Signore del gratuito ed è finita essa stessa per diventare mondana, e compiere azioni mondane e diventare sale insipido.
San Vigilio che “seppe riconoscere negli eventi della vita la presenza della pietra angolare Gesù Cristo” aiuti la nostra Chiesa ad eccedere nell’amore gratuito.
Sia una Chiesa che s’impegna per prima, non recrimina. Non rivendica spazi o posizioni di rendita. L’unico primato che rivendica per sé è precedere nell’amore gratuito e nel servizio.
Cara comunità trentina, credente e non, riconosci che per vivere hai bisogno di eccedere nella gratuità. Solo da essa potrai ricevere la forza per non ripiegarti su di te, per non attardarti a conservare “il raccolto”, per regalarti l’ebbrezza “della semina”. Seminare è l’unica via che abbiamo, per poter raccogliere.
Gesù di Nazareth, parla di nuovo al nostro Trentino, regalagli di nuovo uomini e donne come te, gratuiti, perché sognino il futuro e inventino le novità.
San Vigilio ci accompagni e ci protegga.
Lauro Tisi
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