Nome botanico Solanum Lycopersicum, ovvero “la pesca del lupo”. La storia del pomodoro nasconde un inizio poco fortunato in Europa, prima di diventare quello che oggi è uno dei prodotti più apprezzati sulle tavole italiane. Risale al 1596 la prima comparsa nelle nostre terre con provenienza da Perù/Messico: frutti piccoli, contorti e giallognoli, che vengono denominati “mala aurea”, in seguito “pomi d’oro”. La pianta assomigliava molto all’Erba Morella, spontanea e velenosa, e all’inizio si registrò una certa diffidenza nell’assaggiare quel frutto. Il clima favorevole del Sud Italia e poi la selezione genetica operata manualmente dai botanici portò frutti più grandi e di colore arancione-rosso. Furono i contadini ad apprezzarne per primi le qualità al punto da spingere la popolazione a consumarli in “tutte le salse”.
L’industria del pomodoro è creatura tipicamente italiana. Anche in Trentino il pomodoro entrò lentamente nella tradizione degli ortolani partendo dal fondovalle e poi piano piano nelle valli laterali. Purtroppo per noi questa pianta ha un limite: ama il caldo. Per iniziare la coltura vi devono essere temperature le cui minime non scendano sotto i 10°C, per ottenere buona fruttificazione si può oscillare tra i 16 e 25°C, per garantire la vitalità del polline sono necessari valori termici di 12-13°C. Necessita di irrigazioni regolari ed abbondanti, ma attenzione: teme il ristagno. Ama la luce, non va quindi collocato in zone ombrose. Si adatta a diversi tipi di terreno. È consigliabile evitare il ristoppio, cioè ripetere sullo stesso terreno la coltivazione sua o di altre solanacee.
Normalmente il pomodoro viene coltivato in verticale su sostegni. Con tale sistema assumono grande importanza due pratiche agronomiche: la scacchiatura o sfemminellatura e la cimatura. La prima operazione consiste nell’eliminare i getti ascellari che crescono all’inserzione della foglia quando sono ancora piccoli. Esistono poi delle varietà a sviluppo determinato, dopo 2 – 3 palchi fiorali bloccano la loro crescita in altezza e si sviluppano solo lateralmente. Queste sono le tipiche varietà da salsa coltivate a terra (San Marzano, tipo Roma, ecc.). Il pomodoro fornisce i migliori risultati in coltura protetta sia per garantire temperature più elevate, sia per proteggere la pianta dalle precipitazioni e di conseguenza dalle numerose malattie fungine.
Insomma, una coltivazione impegnativa ma avvincente per la sua generosità produttiva e per il gusto dei suoi frutti colti maturi sulla pianta. A riguardo conosco un paesino trentino a 1200 mt di altitudine dove gli ortolani provano ogni anno a coltivare questa pianta: l’obiettivo è ottenere pomodori maturi entro la fine dell’estate. Bella sfida, provarci sempre e nonostante tutto!
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