Maria di Magdala e l'altra Maria: “Due donne capaci di non fuggire, capaci di resistere, di affrontare la vita così come si presenta e di sopportare il sapore amaro delle ingiustizie”. Nell'omelia della Veglia pasquale, celebrata nella basilica di San Pietro in Vaticano, Papa Francesco si è soffermato sull'atteggiamento di queste due donne davanti al sepolcro, “tra il dolore e l’incapacità di rassegnarsi, di accettare che tutto debba sempre finire così”. “Esse – ha proseguito – hanno il volto di tutti quelli che, camminando per la città, vedono crocifissa la dignità”.
“Anche i nostri volti”, ha sottolineato Francesco, “parlano di ferite, parlano di tante infedeltà – nostre e degli altri -, parlano di tentativi e di battaglie perse. Il nostro cuore sa che le cose possono essere diverse, però, quasi senza accorgercene, possiamo abituarci a convivere con il sepolcro, a convivere con la frustrazione. Di più, possiamo arrivare a convincerci che questa è la legge della vita anestetizzandoci con evasioni che non fanno altro che spegnere la speranza posta da Dio nelle nostre mani”. E, invece, “con la Risurrezione”, ha rimarcato il Papa, “Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi, nei nostri calcolati mondi concettuali che ci allontanano dalla vita, nelle nostre ossessionate ricerche di sicurezza e nelle smisurate ambizioni capaci di giocare con la dignità altrui”. Ancora una volta, ha sottolineato Francesco, “Dio ci viene incontro per stabilire e consolidare un tempo nuovo, il tempo della misericordia”.
Non dobbiamo abituarci al sepolcro: “Andiamo e lasciamoci sorprendere da quest’alba diversa, lasciamoci sorprendere dalla novità che solo Cristo può dare. Lasciamo che la sua tenerezza e il suo amore muovano i nostri passi, lasciamo che il battito del suo cuore trasformi il nostro debole palpito”, proprio come cambiò il passo di quelle due donne, facendole ripartire in fretta, per correre a dare la notizia. Questo l'augurio pasquale di Papa Francesco: “Come con loro siamo entrati nel sepolcro, così con loro vi invito ad andare, a ritornare in città, a tornare sui nostri passi, sui nostri sguardi. Andiamo con loro ad annunciare la notizia, andiamo… In tutti quei luoghi dove sembra che il sepolcro abbia avuto l’ultima parola e dove sembra che la morte sia stata l’unica soluzione. Andiamo ad annunciare, a condividere, a rivelare che è vero: il Signore è vivo e vuole risorgere in tanti volti che hanno seppellito la speranza, hanno seppellito i sogni, hanno seppellito la dignità. E se non siamo capaci di lasciare che lo Spirito ci conduca per questa strada – ha concluso il Papa -, allora non siamo cristiani”.
Il giorno dopo, nella Messa di Pasqua celebrata sul sagrato della basilica vaticana, Francesco ha parlato del senso della Risurrezione di Cristo. Non “una festa con tanti fiori”: anche se questo è bello, c'è di più: “è il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza”.
È difficile credere nella Risurrezione di fronte alle tante disgrazie a cui assistiamo ogni giorno. Eppure, “anche noi, sassolini per terra, abbiamo un senso in mezzo a tante calamità”. “In questa cultura dello scarto dove quello che non serve prende la strada dell’usa e getta, quella pietra – Gesù – è scartata ed è fonte di vita. E anche noi, sassolini per terra, in questa terra di dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto abbiamo un senso, in mezzo a tante calamità. Il senso di guardare oltre, il senso di dire: ‘Guarda non c’è un muro; c’è un orizzonte, c’è la vita, c’è la gioia, c’è la croce con questa ambivalenza. Guarda avanti, non chiuderti. Tu sassolino, hai un senso nella vita perché sei un sassolino presso quel sasso, quella pietra che la malvagità del peccato ha scartato'”.
Questo è ciò che ci dice la Chiesa davanti alle tragedie del nostro tempo. “Questo, semplicemente. La pietra scartata non risulta veramente scartata. I sassolini che credono e si attaccano a quella pietra non sono scartati”. “Pensiamo un po’ – ha concluso Francesco -, ognuno di noi pensi, ai problemi quotidiani, alle malattie che abbiamo vissuto o che qualcuno dei nostri parenti ha; pensiamo alle guerre, alle tragedie umane e, semplicemente, con voce umile, senza fiori, soli, davanti a Dio, davanti a noi diciamo ‘Non so come va questo, ma sono sicuro che Cristo è risorto e io ho scommesso su questo'”.
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