L’orto (dal latino hortus che sta per “terreno recintato”) è un qualcosa di antico che ha attraversato la storia dell’umanità di generazione in generazione per garantire l’approvvigionamento alimentare alle famiglie.
Con la modernità si pensava fosse destinato a scomparire, ma fortunatamente ha resistito ed oggi appare più vitale che mai. I giovani hanno saputo rivalutarne significati e funzioni condividendo tecniche ed esperienze con chi è più in là negli anni, ma aggiungendo un qualcosa che sa di esperienziale e di contatto con la natura. Accanto alle forme tradizionali sono così apparsi gli orti comunitari, quelli urbani, gli orti ricavati nei poggioli e sulle terrazze, quelli approntati nelle scuole, o nelle case di riposo, o nelle comunità di accoglienza e via dicendo.
Questa settimana parliamo della regina delle verdure: la lattuga. In Trentino è uso chiamarla insalata, ma erroneamente.
Non vi è orto in cui non sia coltivata, si adatta ai climi, ai terreni di fondovalle ed anche a quelli dei villaggi alpini. La coltivazione viene attuata fin dai tempi lontanissimi, era conosciuta dai Greci e molto apprezzata dai Romani che le diedero il nome di “lactuca” per il lattice che può contenere. Le condizioni ottimali di accrescimento sono tra i 16-20°C diurni e i 10-12°C notturni. La coltura subisce danni da gelo sotto i -2°C mentre con temperature notturne superiori a 16° e diurne superiori a 25°C si verifica l’induzione a fiore. Attenzione quindi, la lattuga non ama le temperature troppo alte, di conseguenza nei mesi estivi è meglio coltivarla negli orti di montagna.
Il ciclo colturale è breve: 30/50 giorni. Può essere seminata direttamente oppure facendo uso di piante in alveolo con 5/6 foglie. In caso di trapianto non va interrato il colletto per evitare marciumi. Ha un apparato radicale superficiale, che esplora i primi 30 cm di terreno, va bagnata tempestivamente durante le fasi di trapianto, dopo l’attecchimento irrigazioni modeste ma frequenti. Essendo a ciclo breve utilizza molto la fertilità residua del terreno.
Oggi l’orticoltore ha a disposizione un numero elevatissimo di varietà di lattuga selezionate nel tempo. I gruppi principali sono le Batavie o Brasiliane (di cui fa parte la nostra “salata trentina”), le lattughe Iceberg, a cappuccio, romane e da taglio.
Fitofagi principali sono gli afidi della foglia e afidi della radice; mentre per quanto riguarda le malattie fungine è sensibile alla peronospora, alla botrite ed alla sclerotinia. Ma non spaventiamoci, il ciclo colturale è breve e generalmente si riesce a scamparla dalle malattie.
Ah dimenticavo: la lattuga raccolta e consumata fresca ha tutto un altro sapore! Buona settimana.
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