Pergine non ha subito danni di grande entità: molti disagi per l’ordinanza che nella giornata di lunedì proibiva l’uso dell’acqua potabile, e soprattutto per la mancanza di elettricità, tornata poco a poco, anche dopo 24 ore, un po’ ovunque.
Il prezzo più alto lo sta pagando la Valle dei Mòcheni: viabilità a singhiozzo a causa delle innumerevoli piante schiantatesi sui principali collegamenti viari, alcuni masi isolati ed altri evacuati, smottamenti franosi ovunque. E soprattutto, a Palù del Fersina, l’elettricità che mentre andiamo in stampa deve ancora essere ripristinata, dopo più di 48 ore.
Isolato anche il Comune di Vignola Falesina e la Panarotta, ancora irraggiungibili sia da Pergine che da Levico, così come parecchi danni sono stati arrecati al cantiere per il nuovo impianto del comprensorio sciistico ed altre strutture del posto.
Sotto osservazione il tracciato del torrente Fersina, che si è letteralmente “mangiato” due ponti a Canezza e Fierozzo e che ha scoperto per una decina di metri le fondamenta di un pilone del viadotto a Palù.
L.O.P.
LA VAL DI SOLE PAGA UN PREZZO ALTISSIMO
L’ondata di maltempo che ha investito il Trentino a inizio settimana ha messo in ginocchio tutta la val di Sole. A Dimaro, per fronteggiare l’emergenza, le squadre dei vigili del fuoco della val di Non (Fondo e Cles) sono accorse in aiuto ai colleghi di Dimaro e val di Sole.
La viabilità è ancora interrotta all’altezza del paese verso Commezzadura: si lavora per riaprire la strada al transito dei mezzi. Anche la statale che da Folgarida sale verso Campiglio è danneggiata in più punti e non è percorribile.
Altra situazione problematica, in val di Rabbi, dove tre frane, delle quali due abbastanza significative, hanno bloccato la sede stradale: nelle ultime ore il Comune ha comunicato che la strada provinciale è stata riaperta e che verranno fatte eventuali ulteriori verifiche nel caso di aggravarsi delle condizioni metereologiche.
Il collegamento tra Vermiglio e Passo Tonale è assicurato attraverso la S.P. 94 di Stavel per i soli veicoli di peso complessivo inferiore a 18 tonnellate e con esclusione di autotreni ed autoarticolati.
La ferrovia Trento Malè che rimane interrotta da Mezzolombardo a Mezzana. I lavori di riapertura dureranno fino a domenica.
NEL GARDA 17 MILIONI DI METRI CUBI DI ACQUA FANGOSA
Neppure l’Alto Garda è sfuggito all’ondata di maltempo che nei giorni scorsi ha duramente battuto tutto il Trentino. In altre occasioni la Busa era stata risparmiata da fenomeni così gravi e devastanti, ma questa volta il ciclone ha colpito anche i centri altogardesani. Non si sono registrate vittime e neppure feriti, ma i danni sono ingenti soprattutto al patrimonio naturalistico e in parte paesaggistico della zona. Un bilancio ovviamente molto più lieve rispetto a quanto accaduto in altre vallate, ma che ha lasciato comunque il segno.
In particolare è il lungolago rivano – tra i più belli e celebrati del Garda – ad aver pagato un prezzo salato. Cipressi e salici, che caratterizzano l’immagine stessa dell’elegante spiaggia rivana, sono stati abbattuti in quantità dal vento e i turisti che torneranno l’anno venturo troveranno un litorale necessariamente diverso da quello che conoscono. Grandi alberi caduti anche al parco della Miralago, al Giardini di porta orientale, in viale Rovereto e Carducci.
Ad Arco un cipresso è caduto sul tetto di una casa, a Molina di Ledro il grande cedro che ha visto crescere intere generazioni di scolari (sorgeva di fronte alle scuole e all’asilo) è precipitato a terra. Verso Torbole anche il capitello della Madonnina ha dovuto riunciare a uno dei due cipressi che la incorniciavano. E poi frane a Tenno, sulla Gardesana verso Limone, a Dro. Con la galleria Adige-Garda riaperta dopo 16 anni. Si calcola che abbia scaricato nel lago 17 milioni di metri cubi di acqua fangosa per salvare il Veneto dalla piena del fiume.
D.P.
Lascia una recensione