Dio è amico della vita

Illustrazione di Lorena Martinello

DOMENICA 4 APRILE 2021
SANTA PASQUA
ANNO B

(At 10,34a.37-43 – Col 3,1-4 o 1 Cor 5,6-8 – Gv 20, 1- 9)

Giovanni nel suo Vangelo racconta che non furono i discepoli, gli uomini, a cercare e vedere per primi Gesù risorto.

Nessuno si è salvato dalla tragedia della croce: i discepoli sono fuggiti, uno ha tradito, un altro ha rinnegato. Gli scribi, gli anziani, i sommi sacerdoti hanno scritto la sentenza di una morte ignominiosa. Il popolo a Gesù ha preferito Barabba e ha gridato la sua condanna: «Crocifiggilo». Pilato se ne è lavato le mani e lo ha consegnato perché fosse esaudito quel truce desiderio.

In quello spettacolo desolante Dio pareva assente. E tuttavia in mezzo alle grida e al frastuono di quel venerdì, fra le nove del mattino e le tre del pomeriggio, quando «si fece buio su tutta la terra» (Mc 15,33) una voce sussurrò che forse non tutto era finito. Un uomo, un centurione romano, un pagano pronunciò le prime parole che non erano di offesa, di derisione e di incomprensione, dando, forse inconsapevolmente l’unica risposta possibile all’enigma del silenzio di Dio: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio». Poi ancora silenzio, paura. Almeno fino a quando Maria Maddalena «il primo giorno della settimana si recò al sepolcro, quand’era ancora buio» (Gv. 20,1).

Come per la donna del Cantico dei Cantici che si alza nella notte a cercare l’amato del suo cuore, ma non lo trova. Maddalena andò al sepolcro, pensando di trovare un cadavere. Con sua sorpresa trovò il sepolcro vuoto.

È l’immagine di ogni credente inquieto finchè non avrà trovato Colui che riempie di senso la sua vita. Ci va «il primo giorno della settimana», cioè «il primo giorno dopo il sabato» che secondo il computo del modo ebraico di contare i giorni della settimana, è un giorno feriale, come a dire che le apparizioni del Risorto avvengono in un tempo ordinario, quando è passata la festa e si torna alle cose di tutti i giorni. È proprio nella quotidianità che si compie il mistero che ci stupisce e continua ancora a porci delle domande. Come Maria Maddalena continuò a cercare Gesù nella tomba, anche i credenti possono pensare che forse non è risorto, perché nulla è cambiato nel mondo, tutto è rimasto come prima.

Cosa vuol dire allora credere in Gesù risorto? Vuol dire credere che Dio è un Padre degno di ogni fiducia, che ama al di là della morte.

Vuol dire che Dio è amico della vita e che seguendo i passi di Gesù, vivremo curando la vita e alleviando ogni sofferenza.

Vuol dire sapere che Dio rende giustizia alle vittime innocenti: fa trionfare la vita sulla morte, il bene sul male, la verità sulla menzogna, l’amore sull’odio.

Gesù risorto ci dice che Dio si identifica sempre con i crocifissi e mai con i carnefici.

Guardando a Gesù risorto cominciamo a comprendere perché stava sempre con gli afflitti, e perché difendeva tanto i poveri, gli affamati, i disprezzati.

Sì, Gesù, avevi ragione! Ora cominciamo a capire anche le tue parole più strane e più dure, a intuire che chi perde la vita per te e per il Vangelo la troverà, che chi porta la sua croce ogni giorno non finirà per sempre nel buio di una tomba.

Gesù, sei vivo e noi sappiamo che ti fai presente in mezzo a noi, quando due o tre sono riuniti nel tuo nome.

Ora sappiamo di non essere soli, siamo certi che tu ci accompagni nel nostro cammino verso il Padre.

Ora sappiamo che quando leggiamo il Vangelo e celebriamo la tua cena ci darai la tua forza e la certezza che sarai con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina