Indietro Savoi!

L’aula del Consiglio provinciale. Foto © Gianni Zotta

Dimissioni: è la richiesta risuonata mercoledì 24 marzo nell’Aula del Consiglio provinciale all’indirizzo del consigliere della Lega Salvini Trentino, Alessandro Savoi detto Cionfoli. Ma tale è rimasta: puro suono, non è neppure stata messa ai voti. E il Cionfoli di Cembra si è ben guardato dal compiere l’unico atto capace di salvaguardarne la dignità: dimettersi, appunto.

Il suo apostrofare “troie” (“le troie restano troie” ha postato su Facebook) le ex compagne di strada Alessia Ambrosi e Katia Rossato, consigliere provinciali passate dalla Lega Trentino a Fratelli d’Italia, ha sollevato una bufera, politica e mediatica, approdata anche alla ribalta nazionale. E ha costretto a scompaginare i lavori dell’Aula, per inserire all’ordine del giorno una discussione sulla violenza verbale, in particolare quella connessa al genere e all’etnia, e sulle iniziative per contrastarla che, a onor del vero, è risultata piuttosto deludente, con i consiglieri della maggioranza a fare quadrato alzando il muro del “benaltrismo” (“sono ben altri i problemi”).

Entrato per il rotto della cuffia nell’ottobre 2018 in Consiglio, eletto con 977 voti, a spese del forzista Giacomo Bezzi, Savoi non è nuovo ad uscite che non possono essere semplicemente liquidate come folcloristiche (il folclore, ci insegna Sebesta, è una cosa seria). Quest’ultima, becera e greve esternazione, l’ha pagata lasciando il posto di presidente della Lega Salvini Trentino. Punto. Troppo poco. Ricordandogli alcuni punti del lodevole Manifesto della comunicazione non ostile – si è ciò che si comunica, le parole danno forma al pensiero, le parole hanno conseguenze, gli insulti non sono argomenti… -, gli rinnoviamo l’invito: indietro, Savoi!

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