Martedì pomeriggio la sede del Comune di Villa Lagarina ha ospitato la presentazione dei nuovi spazi messi a disposizione dei partecipanti al progetto fortemente voluto e gestito dall’Agenzia per la Famiglia, la Natalità e le Politiche Giovanili con Fondazione Demarchi, e realizzato con il fondo regionale per il sostegno della famiglia e dell’occupazione.Un appartamento della Fondazione Famiglia Materna è infatti destinato a cinque co-houser selezionati a giugno e provenienti da tutto il Trentino. Un progetto di durata biennale, che parla la lingua dei giovani e li prende per mano verso il loro futuro di adulti: “Co-housing” è infatti rivolto a tutti quei ragazzi che, fra i 18 e i 29 anni, desiderano vivere un’esperienza viva, vera, arricchente, e che li prepari alla vita completamente autonoma ed autogestita fuori dalle mura materne.In questo senso, il progetto acquista un valore sociale di prima rilevanza. I giovani italiani, oggi, escono di casa, infatti, mediamente, intorno ai 32 anni. Per rendersi conto di cosa significhi questo dato, basta prendere ad esempio ciò che accade invece in Svezia (che non ci batte solo a calcio), ma anche nella spinta sui giovani, che trovano l’indipendenza abitativa intorno al diciannovesimo anno di età. E tutto questo è reso possibile grazie ad un’istruzione snella ma efficace, ad un’offerta lavorativa soddisfacente e valorizzante, insomma, ad una politica complessiva di livello superiore. Ed è proprio per questo motivo che l’assessore Sara Ferrari, ha voluto, a nome dell’intera giunta provinciale, far sentire il sostegno dell’assessorato specifico a questo progetto, perché “le politiche giovanili sono politiche di attivazione e cittadinanza, stimolo per tutte le altre”.
Ma a Villa Lagarina, i ragazzi aderenti all’iniziativa, che dovranno versare mensilmente una somma pari a 100 euro, non troveranno solo un appartamento nuovo e da gestire, ma un vero e proprio impulso alla cittadinanza attiva. Attraverso il sostegno di coach e tutors, infatti, i nuovi giovani lagarini intraprenderanno un vero percorso di cittadinanza attiva, attraverso un obbligatorio servizio di volontariato all’interno della realtà sociale del paese. E forse è anche per questo che alla dispersiva Rovereto si è preferito, grazie alla disponibilità d’affitto della curia diocesana, puntare su di una realtà paesana. In questa prospettiva, il sindaco Romina Baroni, si dice entusiasta e sicura che verranno a crearsi ottimi rapporti e sinergie anche con l’amministrazione comunale.
I ragazzi, tutti lavoratori o impegnati nel servizio civile, da parte loro si dicono entusiasti e vogliosi di vivere in modo pieno questa avventura, sicuri di potercela fare. Confortante per ideatori, organizzatori e finanziatori del progetto sentire queste parole, visto che questa è un’esperienza sperimentale dal forte accento trentino: in nessun’altra parte in Italia viene offerto un simile servizio. Ancora una volta, quindi, il territorio, le associazioni e la Provincia Autonoma di Trento si sono dimostrate attente ai giovani, dimostrando di credere nei loro sogni e nelle loro potenzialità per realizzarli.
Cohousing, allora, uno spazio per chiedere e crescere, imparare e sperimentare, mettersi in gioco e confrontarsi fra giovani, unico elemento in comune di storie e percorsi umani completamente diversi fra loro, che si incontrano in una concreta testimonianza di bellezza nella cultura del dialogo.
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