L’ingiustizia non sia l’ultima parola

Illustrazione di Lorena Martinello

DOMENICA 21 MARZ0 2021
V DI QUARESIMA
ANNO B

(Ger 31,31-34 – Eb 5,7-9 – Gv 12,20-33)

Ci sono due immagini pregnanti nel brano del Vangelo della quinta domenica di Quaresima, fatti e parole che esprimono desiderio, ricerca, amore.

Gesù sale a Gerusalemme per celebrare la sua Pasqua, il suo esodo da questo mondo al Padre (cfr. Gv 13,1). Entrato a Gerusalemme viene accolto da una folla che vede in lui il Messia. Gesù sembra al culmine del successo, al punto che i suoi avversari devono ammettere con dispiacere e rabbia che tutto il mondo ormai gli va dietro (cfr. Gv 12,19) Ed è qui la prima immagine: ci sono dei Greci che Lo vogliono conoscere. Scelgono di andare da Filippo, uno dei Dodici, perché faccia loro da intermediario. Greci, dunque appassionati della sapienza, eppur curiosi d’andare a scovare il meglio per sé. Uomini di desiderio e, dunque, di cammino. «Vogliamo vedere Gesù», è ciò che chiedono a Filippo. Vogliono vedere, cioè conoscere il pensiero, il progetto di vita, le sue scelte. Quegli stranieri hanno in cuore un grande desiderio: mettersi al seguito di Gesù. Si scatena il passaparola, che è la forma di comunicazione dei Vangeli: «Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù».
Il vero desiderio è sempre desiderio dell’altro. A fidarsi di Cristo, c’è solo una tristezza che pare sia veramente tale: quella di non desiderare più. Di desiderare poco. Oggi che fine ha fatto questo desiderio? Sembra quasi nascosto agli occhi di tanti, che non vedono più la grandezza e la bellezza di Cristo, uomo libero che non cerca la sua affermazione, ma la verità e il bene delle donne e degli uomini; un uomo che afferma con coraggio che prima della legge e della religione c’è la persona; un uomo che sa accogliere tutti con i loro cammini incerti e barcollanti. Seguire questo Gesù è diventare come un chicco di grano. Ecco la seconda immagine! «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto». Gesù fiuta il rischio di essere frainteso, che la grandezza della fama oscuri la luminosità della sua piccolezza.

Nessuno può illudersi: andare dietro a Cristo non è cosa di poco conto. È perdersi per ritrovarsi, morire per tornare a vivere, ritirarsi per conquistare, farsi piccoli per diventare grandi. La storia del chicco di grano è la storia del Figlio di Dio, condannato ingiustamente alla morte in croce. Il Crocifisso innalzato da terra rivela il volto non di un Dio sconfitto, ma di un amore che non si arrende nemmeno di fronte alla morte. Quell’amore porterà molto frutto, come avverrà per chiunque ama.

«Guardando il Crocifisso noi possiamo scorgere che anche l’amore di Dio ha percorso il cammino del nostro amore. Non ne ha evitato il fallimento, ma l’ha superato vivendolo (B. Maggioni).

Come il chicco di grano sepolto nella terra muore e torna a vivere, così Gesù, morto sulla croce e risuscitato rivela che proprio l’amore, che può tante volte apparire sconfitto, alla fine risulta vittorioso, l’unica forza che nemmeno la morte riesce a sconfiggere. «Chi ama la propria vita la perde» è con Gesù una dichiarazione di vittoria e una dichiarazione appassionata di lotta all’oppressione, per far sì che l’ingiustizia non sia l’ultima parola proclamata dentro la storia. Purtroppo ci siamo abituati a chiudere gli occhi sulle sofferenze altrui. Sembra la scelta più sensata e intelligente per vivere felici. Di sicuro eviteremo qualche problema e dispiacere, ma la nostra vita diventerà sempre più vuota e sterile, la nostra religione sempre più triste ed egoista. E Gesù ci pone allora la domanda: siete disposti ad assumere questa dinamica di morte e risurrezione, identificandovi col chicco di grano caduto per terra?

E secondo voi?

Ho dentro di me il desiderio di conoscere Cristo, di diventare un suo discepolo? Riesco a capire che donando la vita per il bene degli altri non la perdo, ma la conservo per ritrovarla in Dio?

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