Il Festival di Sanremo è un evento nazionale sempre e comunque ma quest’anno lo è diventato ancora di più nel tentativo di illuminare il buio e il vuoto del mondo dello spettacolo che durano ormai da più di un anno. Senza pubblico in sala, l’edizione numero 71 ha rappresentato qualcosa di unico. Speriamo rimanga anche irripetibile, affinché le poltrone tristemente vuote dell’Ariston possano tornare a riempirsi, così come quelle di tutti i teatri e i cinema italiani.
Se guardiamo i dati di ascolto televisivi si nota un certo calo rispetto allo scorso anno, ma esso è ampiamente compensato da un fattore nuovo: una massiccia fruizione del Festival sulle piattaforme digitali e sui social, incrementatasi di un terzo e forse anche di più. In generale, peraltro, la pandemia ha portato gli spettatori a utilizzare maggiormente internet e le piattaforme digitali e meno la televisione. Il Festival si guarda anche il giorno dopo (e oltre) e si pregusta nelle anteprime.
Da questo punto di vista per la Rai è stato un grande successo sia dal punto di vista dei ricavi della raccolta pubblicitaria, sia nell’obiettivo perseguito negli ultimi anni di far arrivare il Festival della canzone italiana, dove non era mai stato: ai giovani. Altrimenti, dopo una settimana rischiava già di essere dimenticato. In questo senso anche le polemiche fanno parte della kermesse (perfino le petizioni “io non guardo Sanremo”), aiutano ad attirare l’attenzione in un momento difficile. Non c’è Sanremo senza la polemica, non si sarà mai tutti d’accordo, ci sarà sempre un “sì, ma…”
Tra gli errori da rimarcare lo sforamento di orario ogni oltre limite, l’omaggio “dimenticato”, anche se era previsto, a Stefano D’Orazio, mitico componente dei Pooh, e la presenza in gara di qualche proposta non adeguata. Quasi tutti gli ospiti hanno creato veri e propri spettacoli di qualità: pensiamo a Il Volo, Loredana Bertè, Elodie, Ornella Vanoni, Umberto Tozzi e Achille Lauro che ha presentato cinque quadri davvero originali.
Questa impostazione in fondo ha fatto vincere tutti. Anche chi aveva meno capacità ed è finito sul palco, ha avuto una grande opportunità. Tra le migliori canzoni sono da rimarcare quelle di Ermal Meta e di Irama. Anche la vittoria del giovane gruppo dei Maneskin è stata dirompente e significativa di un gusto giovanile. Eppure in un certo senso ha vinto anche Orietta Berti : spiccava ancora la sua voce, la sua credibilità, il suo percorso di portabandiera della canzone melodica italiana.
In un bilancio finale, anche grazie alla bravura di Amadeus e Fiorello nell’edizione forse più difficile da condurre, possiamo dire che anche a Sanremo da una difficoltà è nata invece una opportunità. A distanza si percepisce che nell’ambiente musicale il Festival ha dato una carica di entusiasmo, nonostante il settore dello spettacolo sia completamente a terra. Rivedere sul palco musicisti, cantanti, direttori d’orchestra, è un messaggio molto forte anche sul piano emotivo. Il Festival ha dimostrato che si può fare, si può andare avanti: che sollievo nel ritrovare uno spettacolo dal vivo.
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