Livia Battisti, insegnante e politica trentina, nasce a Trento il 26 febbraio 1907. È al suo impegno civile che dobbiamo la nascita, nel 1947, della Lega Pasi Battisti, la quale sin da subito ha garantito la donazione del sangue gratuita ai malati poveri. A quel tempo, infatti, coloro che non avevano la disponibilità economica non potevano accedere alle trasfusioni di sangue.
Il pensiero di Livia, che dedica la Lega al fratello maggiore Gigino Battisti e al medico partigiano Mario Pasi, era chiaro. “Non è per un premio che noi offriamo il sangue – precisa – ma per un sentimento di umana solidarietà che trova soddisfazione in se stesso”.
Un “sentimento di umana solidarietà” e un impegno civico che Livia eredita dai genitori, Cesare Battisti ed Ernesta Bittanti. “Più che di impegno politico, parlerei di un orientamento ideale e culturale”, racconta il giornalista Enrico Paissan, sino ad ottobre presidente della Lega Pasi Battisti. “Infatti, anche nelle polemiche più spicciole Livia prendeva la difesa degli ideali liberali”.
Tra il 1968 e il 1969, ad esempio, conduce una battaglia all’interno del consiglio comunale. “Il governo – spiega Paissan – aveva elargito alla città di Trento una somma consistente, con la quale si pensava di costruire un monumento che ricordasse l’unità d’Italia. Lei si era battuta per impedire che ciò avvenisse. Aveva creato un movimento d’opinione pubblica per chiedere che quelle risorse avessero una destinazione sociale. Erano tempi difficili. Trento era teatro delle battaglie studentesche. Il monumento alla fine non è stato eretto, e quei finanziamenti sono stati spesi per realizzare degli interventi sull’ex ospedale Santa Chiara, creando il Centro culturale”.
A Livia si devono anche tante iniziative organizzate per ricordare la figura paterna. “È cresciuta nel culto del padre – racconta l’ex presidente della Lega Pasi Battisti – che era stato additato come traditore perché aveva oltrepassato il confine e si era arruolato nelle fila dell’esercito italiano dopo essere stato deputato al parlamento di Vienna”.
Non è solo la figura del padre, però, ad aver segnato la vita di Livia. Anche la madre, Ernesta Bittanti, era una donna dalla forte personalità. Insegnante, politica e giornalista, ha conosciuto Cesare Battisti a Firenze, in occasione di un cenacolo da cui nacque il movimento Giustizia e Libertà. Anche Bittanti ha cercato di portare avanti gli ideali del marito, spesso strumentalizzati. “Nel dopoguerra, il fascismo ha cercato di riappropriarsi della figura di Cesare Battisti”, spiega Enrico Paissan. “Ernesta Bittanti, però, ha dato un segnale importante. Nel 1939, quando erano già state approvate le leggi razziali, si reca a Milano, dove scrive un necrologio per un noto intellettuale ebreo che viene pubblicato sul Corriere della Sera. Una ‘bestemmia’, a quei tempi, e una vicenda curiosa, dal momento che il quotidiano all’epoca era allineato col regime”.
Livia Battisti – e la famiglia Battisti in generale – faceva parte di quella ristretta cerchia d’intellettuali trentini che portavano avanti il valore della laicità e del liberalismo. Muore il 9 settembre del 1978. Per ricordarla, le è stata anche intitolata la Scuola professionale per il commercio e il turismo di Trento, confluita nell’Istituto tecnico economico Tambosi – Battisti.
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