Siamo appena entrati in un tempo che, nella pedagogia della Chiesa, si annuncia ogni anno come un’occasione di conversione e di preparazione alla festa che celebra il Mistero della Pasqua di Risurrezione, il fulcro della fede cristiana, la Vera Speranza. Si prospetta per i cristiani la possibilità di vivere un tempo diverso da quello cosiddetto “ordinario”.
Eppure questo invito irrompe in un quotidiano messo a dura prova e può far sorgere anche drammatica la domanda di come poter rispondere, quando il senso stesso del tempo sembra oscurarsi dai noti eventi lasciandoci fragili, impauriti e scoraggiati.
Può allora essere d’aiuto andare a cercare ispirazione nei gesti e nelle parole di donne e uomini che si sono lasciati interpellare dal loro tempo incarnando le parole di Agostino: “Nos sumus tempora: quales sumus, talia sunt tempora. I tempi siamo noi: come siamo noi, così sono i tempi”.
La domanda suscitata da questo inizio di Quaresima potrebbe quindi diventare: chi ci chiede di essere questo nostro tempo?
Etty Hillesum, una giovane donna ebrea olandese, che ha scelto di condividere con il suo popolo la persecuzione anti ebraica nonostante in più occasioni le sarebbe stato possibile scappare, ha lasciato nel suo intenso diario parole illuminanti. “Io credo che per ogni evento – scrive fra l’altro – l’uomo possieda un organo che gli consente di superarlo. […] Io non sono sola nella mia stanchezza, malattia, tristezza o paura, ma sono insieme con milioni di persone, di tanti secoli. […] La vita e la morte, il dolore e la gioia, le vesciche ai piedi estenuati dal camminare e il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me come un unico, potente insieme, e come tale lo accetto. […] Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell’anno del Signore 1942, l’ennesimo anno di guerra”.
Il diario di Etty racconta un cammino di conversione scandito da polari movimenti del suo animo.
Più i tempi attorno a lei si fanno difficili, contraddittori, più la sua ricerca diventa interiore e la prospettiva esistenziale si allarga facendole percepire un senso sempre più ampio di fraternità e solidarietà. Tipico dei santi. Accetta e loda, si dichiara felice in mezzo ai fatti più atroci.
Viene da domandarsi come sia possibile sviluppare questa capacità. La fede cristiana, proprio a partire dall’annuncio del Risorto, ci offre innanzitutto uno sguardo carico di speranza, fraternità e gioia di fronte al tempo che ci è dato di vivere.
Che cosa ci potrebbe aiutare ad intercettare questo sguardo? Il tempo della Quaresima si offre a noi anche come tempo di preghiera. La preghiera autentica, quando riesce a farsi ascolto della Parola, dialogo, occasione di discernimento, celebrazione comunitaria, è un tipo di tempo che potrebbe rivelarsi particolarmente ri-generativo. È sempre tempo investito bene. Nella preghiera possiamo incontrare Gesù e lasciarci guardare attraverso il suo sguardo, e rinascere; è un tempo speciale che ci può cambiare nel nostro solito stanco modo di stare al mondo, di vivere assieme agli altri, di lavorare.
Nella preghiera, personale e liturgica, e nella celebrazione dei sacramenti, possiamo attingere a una forza che non ci appartiene e che ci viene donata dall’alto, lasciarci consolare e ringiovanire, offrire la nostra vita, chiedere aiuto e non sentirci più soli.
Questo tempo interpella tutti oggi. A noi cristiani è chiesto di riflettere uno sguardo incontrato e amato. Come saremo noi, così saranno questi nostri tempi.
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