A riprova del grande senso di appartenenza che ancora caratterizza la comunità del sobborgo, e che rimane vivo in chi per trasferirsi altrove lo ha dovuto abbandonare, l’ampia partecipazione all’evento. Erano circa in 150 i presenti, e i posti a sedere non sono bastati; e ad un certo punto nemmeno quelli in piedi, tanto che una parte del pubblico ha dovuto ascoltare gli interventi dal corridoio esterno alla sala. Fra i relatori, il presidente del Comitato di Quartiere, Diego Pedrotti, il curatore del libro e coordinatore del progetto Gabriele Zancanella, gli autori Marino Gennari, Guido Prati e Gianfranco (Gianko) Nardelli, inoltre Rodolfo Taiani, della Fondazione Museo storico del Trentino.
Tutti hanno espresso la propria particolare soddisfazione per la riuscita di un lavoro che ha permesso di affrontare un tema di stretta attualità, oltre che di interesse storico. “Il Centro sociale si è rivelato in passato un punto di riferimento essenziale per la comunità, che qui ha trovato terreno fertile per affondare le proprie radici e dare avvio e sviluppo alla formazione di quell’identità ancora oggi così peculiare nel contesto cittadino”, ha ribadito il curatore della pubblicazione, Gabriele Zancanella. “Proporre allora un libro sul valore e il ruolo di questa struttura ha un obiettivo particolare: riscoprire, in una fase di profondi mutamenti nella composizione della collettività e nello stile di vita quotidiano, quelle esperienze di partecipazione e solidarietà che nel Centro hanno potuto nascere ed evolvere. Esse rappresentano per San Donà i frutti più significativi dello scorso mezzo secolo, i quali non devono andare dispersi, ma al contrario vanno valorizzati. Soprattutto oggi, nel momento in cui il quartiere si trova privato dell’immobile, attualmente chiuso e inagibile, questa storia può inoltre offrire spunti interessanti per i dibattiti sull’opportunità di ricostruire e riqualificare il cuore del rione”.
I progetti per la ricostruzione del Centro civico sono infatti in fase di approvazione, dopo lunghe attese che hanno segnato gli ultimi anni. Sicuramente la ristrutturazione dello stabile restituirà dignità e ospitalità alle belle iniziative socializzanti che hanno dato spessore e crescita ad una comunità eterogenea, che nelle sue diversità ha costruito un forte senso di appartenenza. Questo, in fondo, è ciò che il libro vuole ricordare e valorizzare, perché l’esperienza del “villaggio satellite” possa essere per il presente e il futuro un esempio di comunità ancora oggi valido.
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