Armato di vanga e picozza, esplora il terreno in profondità, “leggendone” gli strati e studiandone la composizione]
[“Il suolo è una risorsa molto importante: nutre le piante, consente di chiudere molti dei cicli naturali della vita, depura le acque meteoriche…”
In che cosa consiste il suo lavoro?
Il pedologo studia il terreno e tutto ciò che interessa il suolo (il nome deriva dal greco: pedo, terreno, e logos, studio). Nonostante noi non lo “vediamo” e anzi ci camminiamo sopra, il suolo è una risorsa molto importante: consente la vita delle piante, cedendo loro acqua e nutrimenti; al suo interno vivono molti organismi; consente di chiudere molti dei cicli naturali della vita; un'altra funzione è quella di depurare tutte le acque meteoriche, perché quando la pioggia cade porta con sé molte polveri e il suolo depura queste acque e le rende potabili anche per noi.
Quando è iniziata la sua passione per questo lavoro?
È iniziata a sei anni: mentre giravo intorno a casa mia ho trovato un sasso che aveva una forma strana, l'ho portato alla mia mamma per chiederle che cosa fosse. Era un fossile: così ho scoperto che i fossili erano degli organismi vissuti moltissimi anni fa, trasformati in pietra dopo la loro morte. Il fossile che avevo trovato io era un riccio di mare, che ho tutt'ora a casa. Il mio sogno, in realtà, era diventare paleontologo, cioè lo studioso che studia i minerali e i fossili…
Quali strumenti usa nel suo lavoro?
Sono tantissimi. I più comuni sono un piccone e una vanga, che ci servono per aprire una trincea nel terreno e scendere nel buco che abbiamo scavato per studiare i vari strati e i vari orizzonti di cui è costituito il suolo, osservando il colore, le caratteristiche, la presenza di radici, lombrichi, sassi…
Come si fa a capire che tipo di terreno si ha di fronte? Basta guardarlo?
Solitamente prendiamo un po' di terreno sul palmo della mano, lo bagniamo con l'acqua e poi con l'esperienza, in base alla sensazione chi il terreno ci lascia sulle mani e sulle dita, riusciamo a fare una buona stima di quanta argilla c'è nel terreno.
Chi sono gli abitanti del terreno?
Quelli che conosciamo tutti sono i lombrichi, poi ci sono le talpe. Ma questi sono i meno “importanti” di tutti gli esseri viventi che popolano il suolo. Quelli più utili al terreno sono i batteri e i funghi, perché sono in grado di degradare la sostanza organica e di trasformarla in nutrienti, che vengono poi assorbiti dalle piante. Sono quindi gli organismi che consentono di chiudere il ciclo del carbonio: se non ci fossero i funghi e i batteri, le foglie che in autunno cadono e si depositano sul suolo, rimarrebbero lì e continuerebbero ad accumularsi…
Questo lavoro comporta dei rischi?
Sì, soprattutto quando andiamo a studiare i suoli di montagna: bisogna stare molto attenti, spesso percorriamo dei sentieri impervi per raggiungere le zone di studio. Sono i rischi legati all'ambiente alpino e montano, che nel mio lavoro frequento per la maggior parte del tempo. Mediamente, in una settimana, due giornate su cinque sono d'ufficio, perché dobbiamo anche trascrivere i risultati nelle varie relazioni.
Quali studi bisogna far per diventare pedologo?
Due sono le strade: laurearsi in Geologia o in Agronomia. I pedologi laureati in geologia andranno a studiare gli aspetti del terreno legati alla roccia e ai sassi, mentre i secondi si occuperanno di più della vita delle piante nel suolo. Io mi sono diplomato in Enologia all'Istituto Agrario di San Michele e ho studiato Geologia all'Università di Bologna. Ho iniziato a lavorare a 25 anni, appena finita l'Università.
Per chi lavora un pedologo?
Io lavoro attualmente per le Cantine sociali del Trentino: stiamo portando avanti uno studio di tutti i terreni coltivati a vite del Trentino. In questo caso quindi è un’azienda privata, ma di solito dietro ai pedologi c'è l'ente pubblico: Comuni, Provincia, Stato…
Com’è il suolo del Trentino? Inquinato o sano?
Siamo fortunati: gran parte dei suoli trentini sono ancora suoli naturali, non inquinati. Il suolo è contaminato vicino alle zone industriali e ai centri urbani oppure dove in passato è stato usato male; comunque si tratta sempre del fondovalle, e si tratta di una porzione ristretta del suolo trentino. Negli ultimi anni ci sono stati tanti movimenti di terra, sono state fatte tante bonifiche agrarie: è fondamentale studiare bene il terreno prima di fare la bonifica, perché un terreno artificiale fatto male, avrà delle conseguenze molto pesanti sulla gestione delle piante che verranno messe a dimora.
Fra i problemi del suolo ci sono anche i dissesti: questi sono legati, in raltà, alla conformazione del territorio, ma avendo una formazione da geologo mi capita di occuparmi anche di questi aspetti.
Intervista a cura dei ragazzi della classe I B della scuola media – Istituto Arcivescovile di Trento
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