La figura del maestro e della maestra era centrale nella vita dei paesi nei primi decenni del Novecento. Non solo per insegnare a leggere, scrivere e far di conto, come si diceva, ma per essere, insieme al medico e al prete, gli “intellettuali organici” di una comunità perchè insegnavano a vivere meglio, ad avere rispetto gli uni degli altri.
Insegnare libertà. Storie di maestri antifascisti di Massimo Castoldi (Donzelli ed.) raccoglie storie e vicende solo apparentemente tristi di insegnanti elementari che si opposero al fascismo e alle sue pretese totalitarie di eliminazione progressiva dei diritti e delle libertà. In realtà sono vicende che mettono in luce il grande coraggio di donne e uomini che preferirono seguire la propria coscienza, educatori perseguitati e massacrati dal regime di Mussolini.
Anselmo Cessì, un maestro cattolico che portava avanti la sua opera educativa nel mantovano; Mariangela Maccioni, maestra antifascista sarda con una pluriclasse mista di 90 alunni che si rifiutava di tenere una lezione sul Duce e fu per questo più volte sospesa dall’insegnamento; Anna Botto che portò la sua intera scolaresca alla commemorazione funebre di un partigiano e finì poi i suoi giorni a Ravensbruck nel forno crematorio.
Persone integre, con la schiena dritta, e anche nei nostri ricordi infantili risaltano figure educative che ricordiamo con riconoscenza per impegno e coerenza tra insegnamento e vita quotidiana.
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