Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario della conquista del Dhaulagiri I° da parte delle “Aquile di San Martino”. Giampaolo Zortea e Silvio Simoni toccarono la sommità di questa questa cima alle 14.30 del 4 maggio 1976 in condizioni climatiche quasi proibitive in quanto tutta la zona era avvolta da una fitta nebbia e imperversava una bufera di neve.
Il Dhaulagiri, che significa “montagna bianca”, è la settimana montagna più alta della terra con i suoi 8167 metri di altezza; si trova nel Nepal, all'interno della catena dell'Himalayana. La spedizione, preparata in tempi brevissimi, nacque grazie all’incontro tra Francesco Santon, che aveva un permesso di scalare la cresta sud ovest del Dhaulagiri, e Renzo Debertolis, allora capogruppo delle “Aquile di San Martino”.
Ne facevano parte Renzo Debertolis, capospedizione, Francesco Santon, vice, gli alpinisti Sergio Martini e Luigi Henry, il medico Achille Poluzzi e le guide alpine Camillo Depaoli, Gianpaolo Depaoli, Luciano Gadenz, Gianpietro Scalet, Silvio Simoni, Giampaolo Zortea ed Edoardo Zagonel.
Partiti da Milano il 23 febbraio 1976, arrivarono il 17 marzo ai piedi della cresta sud del Dhaulagiri, dove venne allestito il campo deposito, e, cinque giorni dopo, venne approntato il campo base a quota 4.610 metri, ai piedi della parete nord. Nel mese di aprile, poi, riuscirono ad allestire i 5 campi previsti.
Le pessime condizioni meteorologiche e l'altezza crearono non pochi problemi agli uomini della spedizione tanto da influenzarne la loro forma fisica. Fu per questi motivi che al campo 5 arrivarono solo 3 alpinisti. Il 4 maggio 1976, Luciano Gadenz, Silvio Simoni e Giampaolo Zortea sferrarono l’attacco finale alla vetta. Un principio di congelamento, però, fermò a quota 7.900 metri Luciano Gadenz che dovette rinunciare a proseguire.
A questo punto, Simoni e Zortea, gli unici alpinisti rimasti, tentarono il tutto per tutto e con non poche difficoltà riuscirono a conquistare la cima e piantare il gagliardetto. Un'impresa epocale per gli uomini delle “Aquile” perché era il primo ottomila conquistato da alpinisti trentini, il terzo italiano,e la quarta salita assoluta al Dhaulagiri I°.
“Era la prima volta in Italia che un gruppo guide alpine organizzava direttamente una spedizione extraeuropea”, ricorda con molto orgoglio Giampaolo Depaoli, componente della spedizione. Al loro rientro in valle furono accolti e festeggiati come dei trionfatori. Fu un significativo e importante traguardo raggiunto non solo per la storia dell’alpinismo valligiano, ma anche per quello trentino.
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