Si è spento a 74 anni il missionario comboniano di Moena fratel Elio Croce. Colpito dal coronavirus era stato trasferito nelle scorse settimane da Gulu (Uganda), dove operava da mezzo secolo, alla capitale Kampala. Fasano di Moena, ma considerato acoli dagli acoli, fratel Elio Croce, a Gulu, dove aveva organizzato un orfanotrofio e un ospedale con l’associazione Spagnolli Bazzoni, era per tutti, semplicemente, “Brother Elio”
In Uganda, dal 1971, è sempre stato in prima linea in ogni emergenza. Durante gli anni in cui i guerriglieri rapivano le infermiere dell’ospedale a scopo di riscatto (1986-1989), era Elio che andava a prenderle per riportarle a casa. Era anche l’unico che si poteva permettere di seppellire civili, soldati e ribelli senza attirare odio o ritorsioni né da parte degli uni né degli altri.
Al suo lavoro, dal 1992, grazie anche al sostegno di tanti benefattori, aveva affiancato quello di direttore della struttura St. Jude Children’s Home, per garantire ai bambini bisognosi, cura, protezione e istruzione. Prudenza e senso del pericolo sembravano non appartenergli affatto, cosa che ha dimostrato non solo durante la guerra, ma anche durante l’epidemia di Ebola del 2000.
Nel 2009 gli è stato conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Moena e tutta la sua valle, dove ogni quattro anni rientrava per raccontare la difficile situazione in Uganfa, lo ricordano con affetto. Fratel Elio lascia, anche in Trentino, un vuoto difficilmente colmabile.
I grandi uomini lasciano tracce indelebili. Elio era un grande uomo.