“Chiediamo ascolto e dialogo, ma soprattutto un riconoscimento del nostro lavoro”. L’attrice teatrale Sara Rosa Losilla spiega così le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici del mondo dello spettacolo e della cultura che hanno manifestato stamattina a Trento di fronte alla sede del Commissariato del Governo. La manifestazione, chiamata “L’assenza spettacolare”, è stata organizzata in una ventina di città italiane dai sindacati Cgil, Cisl e Uil.
I manifestanti hanno enunciato le loro richieste ed hanno enumerato tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo: presentatori, doppiatori, attori, drammaturghi, ballerine e tecnici del suono sono solo alcuni dei nomi menzionati.
“Ci sono sì le grandi istituzioni, che hanno molta visibilità, ma poi ci sono tutta una serie di persone ai margini che portano gli spettacoli e la cultura laddove non arriva la grande produzione”, spiega Veronica, attrice teatrale. “Sono loro i lavoratori più a rischio”. Tra chi lavora nel “dietro le quinte” del mondo teatrale ci sono le maschere. “Abbiamo un contratto a chiamata – spiega Eleonora – e, anche se il nostro non è un lavoro che ti permette di sostenerti al cento per cento, è un aiuto per chi studia. Alcuni di noi – aggiunge – hanno potuto chiedere i 600 euro, ma solo se avevano fatto un monte ore che non è facile raggiungere, essendo il contratto a chiamata”.
La pandemia ha solamente acuito la precarietà a cui il settore dello spettacolo è sottoposto da sempre. “La manifestazione – precisa Rosa Losilla – era prevista già prima della chiusura dei teatri. La stiamo organizzando da un mese”. La seconda chiusura di teatri e circoli culturali ha però rafforzato la convinzione dei manifestanti. “Abbiamo fatto tutto il possibile per ripartire a settembre, dopo aver chiuso a marzo”, raccontano Isabel Nardelli e Patrick Ang, insegnanti di danza e ballerini. “Nonostante questo, siamo rimasti a casa. Un dispiacere grosso per noi, per la fatica fatta, ma soprattutto per i bambini, ai quali viene tolto lo sport, che vuol dire sia salute fisica che mentale”.
Tante le richieste presentate nel corso della manifestazione da lavoratori e lavoratrici, tra cui quella di individuare forme di sostegno certe e strutturate a favore dei lavoratori dello spettacolo per un arco temporale che offra copertura almeno fino a tutto il 2021, e istituire un tavolo permanente tra sindacati confederali, Ministero dei Beni culturali e Ministero del Lavoro, associazioni e imprese del mondo dello spettacolo per discutere gli stanziamenti dello Stato e le risorse derivanti dal Recovery Fund. E poi anche agevolare e organizzare forme di partenza in sicurezza, vigilare sul rispetto dei contratti nazionali e riconoscere ai fini previdenziali tutto il periodo dell’emergenza Covid-19.
“Anche quando si tornerà alla normalità – hanno precisato lavoratori e lavoratrici – non si potrà più continuare come prima, ma va costruita una riforma per contrastare il lavoro in nero nello spettacolo e riconoscere la copertura Inail anche ai lavoratori autonomi”.
Erano presenti alla manifestazione anche i ragazzi dei circoli Arci, che organizzano questo pomeriggio un presidio, prima in Arsenale e poi al Café de la Paix. “Ci hanno sempre assimilato ai bar, ma perché non in questo momento?”, si domandano i gestori dell’Arsenale. “Organizziamo il presidio per protestare contro questi provvedimenti, che relegano sempre in secondo piano le attività culturali, soprattutto quelle di volontariato, che magari non servono a ottenere un profitto immediato ma che sono parte importante per la socialità della città”.
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