L’ospedale di Cavalese ha 60 anni. La ricorrenza è stata rievocata sabato scorso nel palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme, e fino al 30 novembre è visitabile una mostra fotografica all’ingresso del nosocomio. Occasioni di riflessione non per autocelebrarsi, come ha ricordato lo scario, Giacomo Boninsegna, ma per sottolineare la coraggiosa scelta compiuta dalla Magnifica Comunità per garantire un servizio a tutela della salute dei residenti in Fiemme e Fassa.
Il finanziamento dell’opera era stato particolarmente oneroso visto che realizzare il primo nucleo ospedaliero costò 579 milioni e 627 mila lire. La Magnifica effettuò numerosi tagli straordinari di bosco. Un aiuto fu chiesto al Ministero dei Lavori pubblici di Roma per un importo di 80 milioni. Ci fu anche un intervento dell’Eca, Ente comunale assistenza di Roma, che concesse un contributo di 187 milioni 640 mila lire.
“È importante sottolineare – ricorda lo scario Boninsegna – che nei primi anni ’50, quindi ancora in pieno dopoguerra, i vicini (le famiglie che fanno parte della Comunità, ndr) si privarono di parte del diritto di legnatico per finanziare l’opera. A quel tempo il denaro erogato annualmente dalla Magnifica Comunità permetteva a molte famiglie di sbarcare il lunario per molti mesi”.
Il progetto fu affidato allo studio dell’architetto Keller e dell’ingegner Taddei di Cles il 16 gennaio del 1950. Nel giugno dell’anno successivo i progettisti avevano redatto l’elaborato esecutivo. Il via ai lavori il 30 luglio del 1952 a cura dell’impresa Germano Ravanelli di Trento mentre l’inaugurazione della nuova struttura fu celebrata il primo maggio del 1955. Infine la vendita – esproprio dell’ospedale da parte della Provincia per la somma di tre miliardi 988 mila lire.
Ora si parla di ricostruzione ma il futuro per gli ospedali periferici è quanto mai incerto. “È stato commovente – spiega Giovanni Zanon, presidente della Comunità territoriale, ma anche per 26 dipendente dell’ospedale – riascoltare, durante la cerimonia nel palazzo della Magnifica, la storia e le testimonianze di alcune persone che hanno vissuto le fasi pioneristiche della sanità nelle valli dell’Avisio”.
Ora i tempi sono cambiati e gli ospedali periferici sono oggetto di una profonda revisione. “Sono comunque ottimista per il futuro di Cavalese – riprende Zanon – L’assessore Gilmozzi ha confermato il finanziamento per una nuova struttura. Già a fine anno dovrebbe essere pubblicato il bando per il progetto. Aspettiamo invece da Roma una possibile deroga per il punto nascita tenendo conto della perifericità delle valli di Fiemme e Fassa. Mi preoccupa invece la volontà di accorpare la gestione delle Rsa). A mio avviso le strutture di Vigo, Predazzo e Tesero hanno già concordato forme di collaborazione che permettono risparmi di scala. Temo che la creazione di una struttura gestionale così allargata comporti un aumento delle attuali rette che per le valli dell’Avisio sono più contenute rispetto ad altre zone della provincia”.
La rievocazione dei sessant’anni dell’ospedale di Cavalese fa parte dell’impegno preso dalla Magnifica di avvicinare la popolazione, da Moena a Trodena, alla vita dell’ente che gestisce uno dei più importanti beni pubblici di origine storica in Trentino.
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